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Obesità e diabete: scienziati italiani scoprono la molecola ammazza-fame

by Francesco Meneguzzo
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immagine effetto exenatide cervello

Immagine Pet del metabolismo cerebrale del glucosio durante placebo (A, C, e D) o Exenatide (B, E, e F) in un soggetto di riferimento

Pisa, 29 gen – Uno studio dell’Istituto di fisiologia clinica del Cnr (Ifc-Cnr) e dell’Università del Texas, che hanno da tempo costituito un gruppo di ricerca multidisciplinare, pubblicato sulla prestigiosa rivista medica Diabetes, dimostra che l’assunzione di exenatide nei soggetti prediabetici aumenta non solo il metabolismo dell’insulina, ma anche quello delle aree cerebrali coinvolte nei meccanismi di controllo di fame e sazietà, regolando la risposta dell’appetito.

È noto che i soggetti con insulino resistenza, specialmente se obesi e/o diabetici, hanno un difetto nel rilascio/azione dell’ormone intestinale denominato glucagon like peptide-1 (Glp-1). Il Glp-1 viene prodotto dopo un pasto aumentando il rilascio di insulina e favorendo la diminuzione degli zuccheri nel sangue. Questo ormone agisce anche su altri organi, in particolare fegato, cuore, e cervello migliorandone il metabolismo, ma viene subito degradato dall’enzima Dpp-4. Per questo motivo sono stati messi a punto dei farmaci basati su analoghi sintetici dell’ormone Glp-1 resistenti all’azione dell’enzima Dpp-4 e già utilizzati nella cura del diabete.

Ora un gruppo di ricerca diretto da Amalia Gastaldelli dell’Istituto di fisiologia clinica del Consiglio nazionale delle ricerche (Ifc-Cnr) di Pisa, che comprende l’Università del Texas Health Science Center di San Antonio, ha studiato come il Glp-1 agisce sulle aree del cervello che regolano il senso della fame.

“Abbiamo valutato il metabolismo cerebrale (tramite Pet) dopo l’assunzione di 75 grammi di zucchero e testato l’effetto di un analogo del Glp-1, il farmaco ‘exenatide’, in 15 soggetti con prediabete o diabete di nuova diagnosi”, spiega Gastaldelli, ricercatrice Ifc-Cnr. “Il lavoro dimostra come nell’uomo, già dopo una singola somministrazione di questo ormone sintetico, vi sia un miglioramento del metabolismo del glucosio sia cerebrale che sistemico. Si è osservato che nelle due ore successive all’assunzione di zucchero la singola somministrazione di exenatide aumenta, rispetto al placebo, anche il metabolismo delle aree cerebrali coinvolte nei meccanismi di controllo della fame e della sazietà e in zone deputate al sistema dell’appagamento da cibo. In sostanza, il farmaco aumenta la risposta di tali aree, mentre ‘spegne’ quelle dell’appetito (l’ipotalamo), spiegando, almeno in parte, i meccanismi già noti attraverso i quali pazienti che usano analoghi del Glp-1 perdono peso”.

Secondo gli studi di questi ultimi anni, il cervello svolgerebbe un ruolo significativo nell’insorgenza di diabete e obesità. “Il cervello regola sia l’impulso della fame sia il modo in cui il cibo viene ‘metabolizzato’. I risultati della nostra ricerca evidenziano un peso determinante dell’ormone Glp-1 in questo senso e aprono nuovi scenari nella lotta a queste malattie”, conclude la ricercatrice dell’Ifc-Cnr.

L’obesità – che è una vera e propria malattia – e il temibile diabete, che spesso ne è una conseguenza, costituiscono una vera pandemia, perché alla loro crescita costante nei paesi sviluppati da oltre mezzo secolo si è andato sommando il contributo dei paesi emergenti, in particolare Cina, Messico e India. Tanto che l’incidenza del diabete è cresciuta del 45% dal 1990 al 2013, secondo uno studio pubblicato pochi mesi fa sulla principale rivista medica del mondo – The Lancet. La grande maggioranza dei nuovi casi di diabete, inoltre, è proprio del tipo “2”, legato all’obesità. A guidare la classifica del peggioramento delle condizioni di salute per diabete, gli Stati Uniti con +71%, Arabia Saudita con +60% e Messico con +52%. Si pensi che nella petromonarchia di Ryiad i casi diagnosticati sono ben 18mila per 100mila abitanti, probabilmente un altro indicatore della natura parassitaria della maggior parte dei sudditi dei Saud.

Francesco Meneguzzo

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