Roma, 12 giu – Con il ritorno nel Pd di Pierluigi Bersani e Massimo D’Alema si ricompone per l’ennesima volta il puzzle farlocco di una sinistra divisa ma che divisa non è e probabilmente non sarà mai (per lo meno sulle questioni fondamentali). Tante polemiche per poi non mettere mai in discussione – anche da partiti che non a caso chiamiamo da sempre “satellite” – nessuno dei dettami ideologici del Nazareno. Su praticamente ogni tema, dalle politiche pseudosociali a quelle estere, passando per quelle culturali e nazionali.
Nel Pd tornano Bersani e D’Alema, accolti a braccia aperte dalla Schlein
Elly Schlein accoglie nel Pd, di nuovo, Massimo D’Alema e Pierluigi Bersani. Dopo aver già accolto Roberto Speranza. Alle 15:30 ci sarà, poi, una direzione nazionale “per la resa dei conti con Bonaccini e Guerini dopo la disfatta alle ultime comunali”. Il segretario Pd parla così: “La destra sta facendo la destra e noi dobbiamo ricominciare a fare la sinistra. Questo ci chiedono le persone”. Aggiungendo: “Sì al pluralismo a patto che si riconosca che ho ricevuto alle primarie un mandato chiaro per andare avanti a costruire unità e coerenza”. “Dobbiamo ricominciare a fare la sinistra”…che noia, cara Elly. Ma quando il Pd non è stata la “sinistra” almeno per come essa si è conformata negli ultimi trent’anni? La risposta è “mai”. Se poi si parla di sinistra intesa storicamente nel novecento è un altro discorso ma conosciamo bene la boutade che rappresenta questa dichiarazione, ripetuta a spron battuto tra i dem italiani da decenni, mostrando sempre la sua palese ed incontrovertibile inconsistenza.
Una buffonata tradizionale che non ha fine
Nel Pd dividersi e scindersi è una tradizione. Peccato che di concreto non abbia nulla. Infiniti presunti dibattiti interni su idee che sono le medesime praticamente su ogni campo, con qualche sfumatura ingigantita oltremisura a livello comunicativo. In cosa i signori Bersani e D’Alema l’avrebbero pensata, in questi anni, diversamente, su questioni come europeismo, immigrazione, etica, politica estera? La risposta è telegrafica quanto imbarazzante: in niente. Come in niente la pensano diversamente dai partiti sottomessi, perfino da quelli ufficialmente concorrenti, come i Cinque Stelle, che però orbitano sempre nella stessa ed identica galassia. L’ostilità di Giuseppe Conte alla presunta politica “più bellicista” del Pd sulla questione ucraina non ha nulla di concreto, visto che entrambi i partiti sono schierati dalla stessa parte e tutto il dibattito intorno alla pace o alla guerra altro non è che un gigantesco gioco dell’oca, nel quale appunto entrambi “giocano” ad essere divisi, su cui entrambi probabilmente sono rivali, ma con il medesimo orizzonte cultura ed elettorale di riferimento. Una pagliacciata che ha stancato da anni.
Stelio Fergola