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Crisi Tunisia, vertice con Italia e Ue: tutto ciò che arriva è un’elemosina da Bruxelles

by Alberto Celletti
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Tunisia Italia

Roma, 12 giu – Non è una situazione semplice quella in cui la Tunisia ha invischiato anche l’Italia, con la sua gigantesca crisi economica degli scorsi mesi. Un’Italia peraltro già incapace di fronteggiare praticamente sotto ogni punto di vista il dramma dell’immigrazione clandestina e che si è trovata, in aggiunta, anche il terremoto di un altro Paese nordafricano. Il vertice tenuto tra lo stesso presidente tunisino Kais Saied da un lato e Giorgia Meloni, Ursula von der Leyen e Mar Rutte dall’altro sarebbe dovuto servire a trovare un accordo utile per mettere un freno alla situazione “esplosiva” che, tanto per cambiare, coinvolge le coste italiane. Quest’accordo, per l’Ansa, è arrivato. Ma forse è arduo definirlo tale.

Tunisia, la visita dell’Italia e di Von der Leyen

Il premier era andato da Saied già qualche giorno fa, e il fatto che ci sia stato un nuovo incontro così a breve la dice lunga su quanto siano serrate le trattative. Una dichiarazione congiunta, alla fine, c’è stata. Tutto sta nel vedere di cosa si tratti. E già su questo ci sarebbe da riflettere. Il compromesso raggiunto parla di una Ue che si dichiara pronta ad intervenire “subito” con un sostegno della bellezza di 150 milioni di euro.  “E’ un passo importante, dobbiamo arrivare al Consiglio europeo con un memorandum già siglato tra l’Ue e la Tunisia”, dice il presidente del Consiglio Meloni, che pare a provare a ritagliare un ruolo all’Italia nei rapporti tra l’Europa e, appunto, il Nordafrica. Ci sarebbe una seconda parte del sostegno europeo, circa 900 milioni, che però da Bruxelles dicono sarà disponibile soltanto dopo l’intesa tra Saied e l’Fmi. Che, al momento, non c’è. Ed è difficile che ci sia, dal momento che si parla di 1,9 miliardi di euro sotto forma di prestiti, con il solito, mortale quesito: meglio mettere un tappo ora e vedere la Tunisia sprofondare nelle dipendenze economiche perenni? Il dramma migratorio in questo caso potrebbe fermarsi nel breve, per poi riprendere – e in modo costante – nei decenni a venire. Non si tratta di un nodo affatto semplice.

Sì al blocco delle frontiere, meno ai rimpatri

Saied da parte sua si è dichiarato pronto a bloccare le frontiere, ma sui rimpatri ha alzato un muro parlando “solo di quelli irregolari”. La questione, però, parte da un presupposto debole: la fragilità degli aiuti europei. Perché i 150 milioni messi subito sul piatto dalla Von der Leyen sono briciole rispetto a una crisi del genere, mentre più consistente sarebbero i 900 milioni vincolati all’intesa con l’Fmi, che però suonano tanto di ricatto ed è difficile vederli in modo diverso: accetta la proposta o non se ne parla, questo sembra il senso. Il punto reale è il solito: trovare un modo per fermare la clamorosa emorragia di clandestini da Tunisi, tra morti nel Mediterraneo che aumentano, hub di accoglienza che esplodono e tutti i disagi di cui siamo ben consci. Risollevare la Tunisia è una priorità anzitutto per l’Italia. Dal Nord Europa sono molto meno interessati, e quanto osservato ieri, forse, ce lo testimonia ancora una volta.

Alberto Celletti

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