Roma, 20 set – Anche la Pernigotti, sotto silenzio, passa allo straniero. L’acquisizione da parte di JPMorgan è praticamente cosa fattai dal 2 settembre. Ma ora i lavoratori sono a rischio, e per ora galleggiano nello spettro della cassa integrazione, come riporta l’Ansa.

Pernigotti venduta allo straniero e lavoratori in cassa integrazione

Pernigotti è l’ennesima azienda italiana finita nelle mani dello straniero. Ci si chiede, davvero, chi sia sopravvissuto dell’agroalimentare nazionale. Certamente, qualcuno c’è, non potremmo mai sostenere il contrario (Ferrero ad esempio è un nome che ancora resiste). Ma la caduta come castelli di carta dei marchi italiani, in un settore in cui tra l’altro la facevano da padroni, sembra non avere fine. Il lavoro dei dipendenti, però, è a rischio. Allora diventa perfino una buona notizia il prolungamento di ulteriori 12 mesi di cassa integrazione straordinaria, dopo un tavolo al quale hanno partecipato il governo, i sindacati, le Regioni Piemonte e Lombardia e gli stessi acquirenti di JpMorgan. Già, buona notizia. Ma poi che si fa? Qualcuno prova ad avere fiducia nel futuro, infischiandosene della botta terribile dall’ennesimo acquirente straniero. Ovviamente, si parla dei sindacati, ottimisti sulla nuova proprietà “che dovrebbe garantire nuovi investimenti e la ripresa della produzione, a cominciare da quella natalizia”. Vedremo. Ma l’ennesima mazzata per i marchi alimentari italiani non può essere cancellata, con tutti i drammi che ne derivano.

Una “boccata d’ossigeno”

Meglio di niente è un conto, boccata d’ossigeno un altro. Difficile essere allegri, in ogni caso. Per l’agenzia di stampa italiana si parla della “boccata”, “per la cinquantina di lavoratori rimasti, dopo la crisi scoppiata a fine 2018 con la proprietà dei fratelli turchi Toksoz”. L’ex sindaco di Novi Ligure Rocchino Muliere commenta così: “Avere una copertura degli ammortizzatori sociali è sicuramente importante. Però adesso aspettiamo di vedere se si concretizzerà l’accordo definitivo con la Jp Morgan, ma soprattutto quale sia davvero il piano industriale. La preoccupazione fondamentale infatti è per la continuazione produttiva a Novi Ligure. Non vorrei che questa acquisizione del marchio Pernigotti finisse con un trasferimento in altri luoghi e in siti. Pernigotti è Novi, Novi è Pernigotti. Non esiste la Pernigotti con i prodotti fatti a Cremona o altrove”.

Alberto Celletti

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