Messina, 28 mag – Nella mattina di sabato è stato finalmente inaugurato – dopo 10 anni di lavori e infinite schermaglie e ricorsi ambientalisti – il grande elettrodotto a 380mila Volt, realizzato da Terna, che collega la Sicilia, dalla località di Sorgente, al continente e in particolare alla Calabria, con arrivo in località Rizziconi. Di lunghezza complessiva 105 km, di cui ben 38 sottomarini, sarà in grado di trasportare fino a 2.000 MegaWatt di potenza elettrica in ambo le direzioni, e in particolare almeno 1.000 MegaWatt di potenza generata nell’isola a tutte le utenze italiane. Di conseguenza, balzano in avanti anche i limiti di transito della corrente siciliana verso il resto del paese, raddoppiando da un massimo di 600 MegaWatt nelle ore diurne dei periodi feriali fino a 1.200 MegaWatt in qualsiasi giorno e orario, come previsto da Terna alcuni mesi fa. Contestualmente, cesserà di applicarsi all’elettricità generata in Sicilia la condizione di essenzialità, che dal 2015 ne aveva limitato il prezzo zonale proprio per scongiurare di pesare oltremodo su tutti gli utenti nazionali. Insieme all’elettrodotto dei record che da oltre un anno la collega a Malta, la più grande isola e regione d’Italia deve trovarsi pronta a una sfida storica, un’occasione che non può essere vanificata. Non esistono più alibi, infatti, che impediscano di pensare alla trasformazione della Sicilia nella miniera d’oro nazionale e mediterranea delle fonti energetiche rinnovabili, a partire da quella solare fotovoltaica. In un recente articolo scientifico, prodotto tra gli altri dai ricercatori Mario Pagliaro dell’Istituto per lo studio dei materiali nanostrutturati del Cnr di Palermo (Ismn-Cnr), fondatore e coordinatore del Polo Solare della Sicilia, e Francesco Meneguzzo dell’Istituto di Biometeorologia del Cnr di Firenze (Ibimet-Cnr), sono state infatti matematicamente dimostrate due realtà importanti. Nelle parole di Mario Pagliaro: “La prima, che il prezzo zonale dell’elettricità siciliana scende velocemente al diminuire della domanda elettrica interna non coperta da fonti rinnovabili, secondo una legge logaritmica. La seconda – prosegue Pagliaro – che storicamente il prezzo zonale siciliano ha pilotato efficacemente quello unico nazionale (PUN), purtroppo per troppi anni portandolo su valori troppo alti a causa della generazione inefficiente (e inquinante) del parco centrali regionale. Di conseguenza, come il prezzo zonale siciliano, anche il PUN scende rapidamente qualora la massima parte della domanda interna siciliana sia soddisfatta per mezzo della generazione da fonti rinnovabili o, più in generale, all’aumentare della produzione rinnovabile siciliana”.
Lo stesso Matteo Renzi, che ha presenziato all’inaugurazione insieme ai presidenti delle due regioni e ai vertici di Terna, ha sostenuto che la bolletta elettrica nazionale scenderà di 600 milioni di euro all’anno (circa il 4% della valore dell’elettricità consumata in Italia). Il significato di questa affermazione lo chiarisce l’altro autore dell’articolo sull’elettricità siciliana, Francesco Meneguzzo: “La cifra ci può anche stare, ma non è chiaro se con questo intendesse dire che il prezzo zonale non potrà più raggiungere i picchi del passato, nonostante la rimozione dei vincoli legislativi, grazie all’apporto dell’elettricità generata sul continente, oppure – continua Meneguzzo – come è auspicabile, che la Sicilia potrà rendersi parte ancora più attiva nella consegna a una delle economie a vocazione più manifatturiera del mondo l’elettricità a buon mercato che merita. Nel primo caso, si tratterebbe di un ennesimo capitolo di un assistenzialismo deleterio e inefficiente, nel secondo della direzione verso una rinascita produttiva fondata sulla vocazione geografica e territoriale della Sicilia”. Le premesse, per la verità, non sono così esaltanti, dal momento che la potenza elettrica fotovoltaica installata in Sicilia si colloca a metà classifica tra tutte le regioni d’Italia: con meno di 1.400 MegaWatt, segue a molta distanza la Puglia (oltre 2.500 MegaWatt), ma anche Lombardia, Emilia Romagna, Veneto e Piemonte, nonostante che sul piano della produttività non ci sia partita. Se le cose vanno meglio per l’energia eolica, in cui la Sicilia primeggia, ma che non segue come invece quella solare la curva oraria del consumo ed è anche più instabile e meno prevedibile, d’altra parte è anche vero che la generazione elettrica complessiva da tutte le fonti rinnovabili installate in regione è tornata, nel 2015, ai livelli del 2012, scendendo di quasi l’8% rispetto al 2014. “Colpa della siccità, certamente, ma anche di un rallentamento nella realizzazione di nuovi impianti”, sostiene Pagliaro. “Da oggi, la Sicilia potrà esportare fino a oltre cinque milioni di MegaWattora in più verso il continente che, insieme all’esportazione verso Malta, portano la capacità complessiva di esportazione verso i 20 milioni di MegaWattora, praticamente pari al fabbisogno elettrico regionale e a oltre il 7% del consumo nazionale. Non ci sono più alibi né scuse”.
Poiché negli ultimi anni è capitato molte volte che la generazione da fonti rinnovabili in Sicilia eguagliasse o perfino eccedesse il fabbisogno interno (portando i prezzi zonali praticamente ad azzerarsi), si prospetta ora la possibilità di generare fino al doppio dell’elettricità necessaria agli utenti regionali ed esportare l’eccedenza. Cosa significa? Secondo Pagliaro, “una formidabile occasione di sviluppo regionale per la progettazione, la costruzione, la manutenzione, la fabbricazione di componenti, per la stessa pregiata agricoltura siciliana che potrà beneficiare dei proventi generati dai diritti di installazione sui terreni, nonché ovviamente per investimenti nazionali e internazionali. A vantaggio di tutti gli italiani, per altro, i cui risparmi potrebbero raggiungere percentuali assai più alte del 4% previsto dal presidente del consiglio”. “Tutto questo – conclude Meneguzzo – purché si crei in Sicilia il miglior ambiente per gli investimenti nelle fonti rinnovabili, dalla legalità alle procedure amministrative troppo complesse, alla rimozione di vincoli e divieti anacronistici, e che nel più ampio panorama nazionale si punti con decisione a spostare verso l’elettricità la maggior parte possibile degli usi finali dell’energia, dal riscaldamento alla mobilità anche privata perché, come abbiamo dimostrato in numerosi articoli scientifici recenti, l’energia rinnovabile assume un valore tanto più alto, quanto più elevata è la domanda elettrica”.
di redazione