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E’ morto Giorgio Albertazzi, re del teatro che non rinnegò mai la Repubblica Sociale

by Nicola Mattei
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albertazziRoma, 28 mag – Si è spento stamattina, presso la propria tenuta in Maremma, Giorgio Albertazzi. 93 anni da compiere ad agosto, era da tempo sofferente e “il suo cuore ha smesso di battere alle 9”, spiega la famiglia in una nota.

Nato a Firenze nel 1923, a vent’anni aderisce alla Repubblica Sociale Italiana, così come tanti altri che nel dopoguerra intrapresero poi la carriera dello spettacolo: Tognazzi, Vianello, Ferrari. Combatte nella Legione Tagliamento della Guardia Nazionale Repubblicana, venendo incarcerato al termine del conflitto. Resterà in galera fino al 1947, quando tornerà in libertà a seguito dell’amnistia Togliatti. Una scelta, quella dell’adesione alla Rsi, che non rinnegherà mai:  “Scelsi la parte dei perdenti e lo feci più che per un istinto anarchico che non per convinzione. Fu un mio dramma personale, ma senza rinnegarlo o cercare scorciatoie. Poi a me il pentitismo non piace”, ebbe a dire non più tardi di un anno fa, intervistato dal Fatto Quotidiano. “Piazzale Loreto – continuava Albertazzi nella stessa intervista – fu solo macelleria messicana. Niente altro. Fu uno schifo, per chi l’ha voluto e chi l’ha portato a termine quel disegno”.

Se ne va così uno dei più grandi interpreti del teatro nella storia d’Italia. Riduttivo definirlo “attore”, vista la mole di ruoli ricoperti nel corso di una carriera poliforme e ricca di successi, durata più di 60 anni. Oltre a calcare le scene e i set – fu tra i primi divi televisivi della storia d’Italia- Albertazzi è stato infatti anche regista e autore radiofonico, senza dimenticare le incisioni su vinile delle opere dei più grandi letterati italiani e non, da Dante a Boccaccio, da D’Annunzio a Neruda. Fra le ultime apparizioni, una registrazione nel 2009 di una lettura della Divina Commedia fra le rovine dell’Aquila, in segno di solidarietà con l’Abruzzo colpito dal terremoto.

Era uomo di coraggio, Albertazzi, unito a uno stile e ad un’intelligenza fuori dal comune. E non poteva non essere per un uomo capace di sedurre le più belle donne del suo tempo: Bianca Proclemer e Anna Toccafondi su tutte, mentre dal 2007 era legato alla nobildonna fiorentina Pia de’ Tolomei, di 36 anni più giovane. Originale fino all’ultimo, nel 2012 si dichiarava invidioso che CasaPound – allora in polemica con la figlia del poeta americano per l’utilizzo del nome – avesse per un giorno cambiato nome in “CasaBene”, in onore del celebre attore: “Provo un po’ di amarezza perchè sono vivo… Sarebbe stata una felicità che l’avessero intitolata a me”, disse. Aveva dato precise disposizioni di non celebrare le proprie esequie: “Non sarà un funerale – le parole della famiglia – perché il maestro desiderava così, ma un saluto agli amici domani, domenica alle 17 agli amici nella tenuta di famiglia alla Pescaia di Grosseto”.

Nicola Mattei

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5 comments

GIANFRANCO 29 Maggio 2016 - 12:31

R.I.P

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mauro 29 Maggio 2016 - 1:11

quando muore gente seria e con il cervello
un caro saluto a te Giorgio

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lupo solitario 29 Maggio 2016 - 1:14

VORREI SAPERE SE ADESSO IL BUON DIO LO ASCOLTA
QUANDO RECITA……..PROBABILMENTE LO APPLAUDE
QUI SU QUESTA TERRA POCHI LO HANNO CAPITO….
GIORGIO TI VOGLIO BENE

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lupo solitario 29 Maggio 2016 - 1:17

l’APPARTENERE ALLA R.S.I. NON E’ UN CRUCCIO,MA ONORE
A UNA CONTINUITA’ DI IDEALI AI QUALI

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lupo solitario 29 Maggio 2016 - 1:22

RIPETO APPARTENERE ALLA R.S.I. NON E’ UN CRUCCIO, MA ONORE A UNA CONTINUITA’ DI IDEALI AI QUALI PARECCHI
DOVREBBERO PRENDERE ESEMPIO.
HO AVUTO MODO DI CONOSCERE GIORGIO E NE SONO FIERO
E RIMASTO FOLGORATO COME SULLA VIA DI DAMASCO,MA IL PIU’ BELLO CHE QUANDO HA RECITATO A ROMA SONO SEMPRE
ANDATO AD APPLAUDIRLO E VEDERLO…………NON LASCIO ALTRO
CAMERATESCHI SALUTI
GIORGIO VIVE

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