Nato a Firenze nel 1923, a vent’anni aderisce alla Repubblica Sociale Italiana, così come tanti altri che nel dopoguerra intrapresero poi la carriera dello spettacolo: Tognazzi, Vianello, Ferrari. Combatte nella Legione Tagliamento della Guardia Nazionale Repubblicana, venendo incarcerato al termine del conflitto. ResterĂ in galera fino al 1947, quando tornerĂ in libertĂ a seguito dell’amnistia Togliatti. Una scelta, quella dell’adesione alla Rsi, che non rinnegherĂ mai:  “Scelsi la parte dei perdenti e lo feci piĂą che per un istinto anarchico che non per convinzione. Fu un mio dramma personale, ma senza rinnegarlo o cercare scorciatoie. Poi a me il pentitismo non piace”, ebbe a dire non piĂą tardi di un anno fa, intervistato dal Fatto Quotidiano. “Piazzale Loreto – continuava Albertazzi nella stessa intervista – fu solo macelleria messicana. Niente altro. Fu uno schifo, per chi l’ha voluto e chi l’ha portato a termine quel disegno”.
Se ne va così uno dei piĂą grandi interpreti del teatro nella storia d’Italia. Riduttivo definirlo “attore”, vista la mole di ruoli ricoperti nel corso di una carriera poliforme e ricca di successi, durata piĂą di 60 anni. Oltre a calcare le scene e i set – fu tra i primi divi televisivi della storia d’Italia- Albertazzi è stato infatti anche regista e autore radiofonico, senza dimenticare le incisioni su vinile delle opere dei piĂą grandi letterati italiani e non, da Dante a Boccaccio, da D’Annunzio a Neruda. Fra le ultime apparizioni, una registrazione nel 2009 di una lettura della Divina Commedia fra le rovine dell’Aquila, in segno di solidarietĂ con l’Abruzzo colpito dal terremoto.
Era uomo di coraggio, Albertazzi, unito a uno stile e ad un’intelligenza fuori dal comune. E non poteva non essere per un uomo capace di sedurre le piĂą belle donne del suo tempo: Bianca Proclemer e Anna Toccafondi su tutte, mentre dal 2007 era legato alla nobildonna fiorentina Pia de’ Tolomei, di 36 anni piĂą giovane. Originale fino all’ultimo, nel 2012 si dichiarava invidioso che CasaPound – allora in polemica con la figlia del poeta americano per l’utilizzo del nome – avesse per un giorno cambiato nome in “CasaBene”, in onore del celebre attore: “Provo un po’ di amarezza perchè sono vivo… Sarebbe stata una felicitĂ che l’avessero intitolata a me”, disse. Aveva dato precise disposizioni di non celebrare le proprie esequie: “Non sarĂ un funerale – le parole della famiglia – perchĂ© il maestro desiderava così, ma un saluto agli amici domani, domenica alle 17 agli amici nella tenuta di famiglia alla Pescaia di Grosseto”.
Nicola Mattei
5 comments
R.I.P
quando muore gente seria e con il cervello
un caro saluto a te Giorgio
VORREI SAPERE SE ADESSO IL BUON DIO LO ASCOLTA
QUANDO RECITA……..PROBABILMENTE LO APPLAUDE
QUI SU QUESTA TERRA POCHI LO HANNO CAPITO….
GIORGIO TI VOGLIO BENE
l’APPARTENERE ALLA R.S.I. NON E’ UN CRUCCIO,MA ONORE
A UNA CONTINUITA’ DI IDEALI AI QUALI
RIPETO APPARTENERE ALLA R.S.I. NON E’ UN CRUCCIO, MA ONORE A UNA CONTINUITA’ DI IDEALI AI QUALI PARECCHI
DOVREBBERO PRENDERE ESEMPIO.
HO AVUTO MODO DI CONOSCERE GIORGIO E NE SONO FIERO
E RIMASTO FOLGORATO COME SULLA VIA DI DAMASCO,MA IL PIU’ BELLO CHE QUANDO HA RECITATO A ROMA SONO SEMPRE
ANDATO AD APPLAUDIRLO E VEDERLO…………NON LASCIO ALTRO
CAMERATESCHI SALUTI
GIORGIO VIVE