Roma, 20 feb – Una nuova ricerca italiana che potrebbe portare a risultati clamorosi nella lotta contro il cancro. Una ricerca pubblicata su “Oncontarget” e finanziata dall’Istituto toscano tumori, ha infatti scoperto una proteina “amica” dei tumori (si chiama Mical2), che aiuta le cellule malate a invadere l’organismo. I ricercatori hanno osservato per la prima volta come Mical2 sia presente in misura significativa nel carcinoma gastrico e in quello renale, in particolare negli stadi più aggressivi della malattia, ma assente nei corrispettivi tessuti normali. La scoperta è stata fatta da un gruppo di ricercatori dei Laboratori di scienze mediche dell’Istituto di scienze della vita della Scuola superiore Sant’Anna di Pisa.
Inoltre, le cellule tumorali in cui è presente la proteina sono localizzate proprio al fronte invasivo del tumore, e nelle masse distaccate che in un secondo momento colonizzeranno gli organi distanti per formare nuove metastasi. I futuri farmaci anticancro, quindi, dovranno basarsi sulla “caccia” alla proteina incriminata. “Caratterizzando meglio il meccanismo di azione della proteina Mical2 e il fatto che venga ‘accesa’ nelle cellule tumorali, punteremo a progettare farmaci che possano bloccare la diffusione delle cellule tumorali”, ha detto la cooordinatrice della ricerca, Debora Angeloni, dell’Istituto di Scienze della Vita della Scuola Superiore Sant’Anna. La proteina è una sorta di “apripista” dei tumori perché si trova in prima linea nelle masse di cellule che si distaccano per andare a colonizzare altri organi. Tecniche di ingegneria genetica permettono di cancellarla dalle cellule malate. Una volta liberate dalla proteina, le cellule tumorali si indeboliscono e non sanno più invadere nuovi tessuti.
La proteina influenza infatti tutti i fattori che permettono alle cellule dei tumori di aggredire i tessuti sani, dalla modificazione della forma alla capacità di proliferare, al modo in cui aderiscono alla superficie delle cellule sane. Riesce a farlo modificando un componente fondamentale dell’ossatura della cellula chiamato “F actina”. Secondo Angeloni “la migliore comprensione dei meccanismi biologici che stanno alla base dello sviluppo delle metastasi consentirà di sviluppare trattamenti sempre più specifici ed efficaci”. Le metastasi, ha proseguito la ricercatrice “sono uno dei tratti distintivi della malattia tumorale, sono perlopiù tipiche delle fasi avanzate del tumore e sono responsabili della maggior parte delle morti per cancro. L’ostacolo principale alla loro eliminazione – ha rilevato – è la resistenza ai farmaci chemioterapici o ai trattamenti radioterapici. Spesso, infatti, le cellule metastatiche presentano nuove mutazioni genetiche rispetto al tumore di origine, che ne complicano il trattamento”.
Roberto Derta