Roma, 30 mag – In un’epoca che mira a estirpare, o comunque a riscrivere il passato ad uso e consumo dell’ideologia globalista, non può che essere salutata con favore la nuova serie tv Romulus. Questa produzione nasce come ideale prosecuzione de Il primo re, la pellicola che ha narrato la leggenda dei gemelli Romolo e Remo (quest’ultimo impersonato da un superlativo Alessandro Borghi). Il regista, del resto, sarà ancora una volta Matteo Rovere, che ha annunciato: «Romulus è un racconto di sentimenti, guerra, fratellanza, coraggio e paura».
Alle origini del mito
La serie è prodotta da Sky, Cattleya e Groenlandia e sarà distribuita internazionalmente da ITV Studios Global Entertainment. Nel cast figurano Andrea Arcangeli, Marianna Fontana e Francesco Di Napoli. Rovere spiega che Romulus «è un grande affresco epico, una ricostruzione fortemente realistica degli eventi che hanno portato alla fondazione di Roma. Ma soprattutto è un’indagine sulle origini e il significato profondo del potere in Occidente: un viaggio in un mondo arcaico e spaventoso, dove tutto è sacro e gli uomini sentono ovunque la presenza misteriosa e ostile degli dei».
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Lo stile di Romulus
Le riprese della serie, che sarà composta da 10 episodi, sono cominciate in questi giorni nei dintorni di Roma e dovrebbero durare all’incirca 28 settimane. Come ha annunciato Sky, «due intere città [sono state] meticolosamente ricostruite sulla base di ricerche storiche documentate, [con] migliaia di figurazioni, più di 700 presenze stunt e centinaia di armi riprodotte». Lo stile della serie, dunque, dovrebbe essere lo stesso già apprezzato ne Il primo re: realismo marcato, combattimenti brutali, atmosfere primitive e arcaiche. I dialoghi, proprio come nel film, saranno in proto-latino e con i sottotitoli in italiano, a dimostrazione che l’esperimento de Il primo re è stato valutato come vincente. E così il mito originario della stirpe romana e poi italica si fa pellicola e celluloide. Finalmente.
Valerio Benedetti