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“Salire sopra il mondo”: l’alpinista Riccardo Bergamini si racconta in un libro

by Simone Pellico
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Lucca, 16 gen – L’alpinista Riccardo Bergamini ha deciso di raccontare la sua vita in alta – anzi altissima -quota in un libro, scritto a quattro mani con il giornalista Fabrizio Vincenti. Il titolo è “Salire sopra il mondo – Sogni, passione, gioie e delusioni ad altissima quota”, edito da Eclettica edizioni. Si tratta di un testo agile, che corre veloce come le ascese di Bergamini lungo 145 pagine, accompagnate da un corredo fotografico a colori.
Bergamini racconta il percorso che l’ha portato da Lucca, a meno di 20 metri sul livello del mare, a vette oltre gli 8000 metri. Un tragitto che parte dalle Alpi Apuane per poi passare dalle Alpi, trovare un momento fondativo sul Monte Bianco e infine arrivare ai giganti di roccia fuori dall’Europa: Alpamayo (Perù, 5947 metri); Island Peak (Nepal, 6189 metri); Pachermo (Nepal, 6274 metri); Pik Lenin (Kirghizistan, 7134 metri); Cho Oyu (Cina, 8201 metri); Manaslu (Nepal, 8163 metri); Himlung (Nepal, 7126 metri); Muztagata (Cina, 7546 metri).
Ogni montagna diventa la punta della penna con cui scrivere i capitoli del libro. Ogni montagna è un racconto in cui si concatenano avventura, sfida, forza di volontà, destino, amicizia. Ma anche solitudine, dolore, pericolo, delusione, come la mancata conquista della vetta del Muztagata, spedizione seguita passo passo in esclusiva su queste colonne.

Bergamini descrive le sue spedizioni dal principio alla fine. Dall’allenamento per raggiungere le vette all’alimentazione, dalla scelta di materiali e indumenti all’organizzazione di tempi e modalità. E poi ancora i rapporti con le agenzie specializzate e gli sherpa che possono agevolare o sabotare una spedizione, l’incontro magico con le popolazioni locali, l’impatto con le autorità locali che può essere molto duro, come con quelle cinesi che impongono mille veti, mille controlli talmente rigidi da essere surreali, imposizioni grottesche come quella di usare il fuso orario di Pechino in Tibet.
Ovviamente ampio spazio viene dato alla descrizione del microcosmo che si crea una volta arrivati alle pendici dell’ascesa: il trekking di avvicinamento, il campo base e i campi alti, l’acclimatamento, il trasporto dell’attrezzatura, la scelta dei percorsi di salita, i rapporti con eventuali compagni di scalata, la vita della fauna umana che si raduna in altissima quota.
Sono poi tanti gli aneddoti e le curiosità che si annodano alle corde tese da Lucca ai tetti del mondo. Leggendo il libro possiamo così seguire Riccardo Bergamjni e mangiare una pizza sopra i 5000 metri o al Fire Nice di Kathmandu, atterrare sulla pista più pericolosa del mondo, sapere che esistono ladri anche a 6000 metri di altezza, dormire senza tenda a 5500 metri, trovare un venditore di bibite su un ghiacciaio, farsi una doccia sotto zero e i capelli dal barbiere nepalese degli alpinisti, conoscere il portatore che a dieci anni è salito con Messner a 8000 metri, essere sul Cho Oyu l’uomo più in alto sulla terra, urlare in faccia alle telecamere cinesi: “Viva l’Italia!”.

Simone Pellico

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