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“Saluto romano? Figuraccia della stampa ideologizzata di Repubblica”: parla l’avvocato Di Tullio

by La Redazione
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saluto romano avvocato Di Tullio

Roma, 19 gen – Il saluto romano secondo l’opinione tecnica del legale Domenico Di Tullio, per molti – se non per tutti – “l’avvocato di Casapound” viste le difese legali del movimento che, nella carriera del professionista in questione, durano ormai da vent’anni.  Ecco la nostra intervista, che riflette anche sulle figuracce di una parte – per fortuna minoritaria – della stampa mainstream.

“Il saluto romano nelle celebrazioni non può essere reato”: l’intervista a Di Tullio

Avvocato Di Tullio, si presenti ai lettori.

Difendo Casapound legalmente da oltre vent’anni e non a caso sono stato etichettato come il “loro avvocato”.

Ribadisca il commento sulla sentenza della Cassazione anche per noi.

È stata una decisione di garanzia della Corte di Cassazione. Su cui c’è veramente poco da discutere: se non c’è una ricostituzione o tentativo del Partito fascista forte e concreto, se non c’è condotta discriminatoria o razzista il saluto romano non è reato, né ai sensi dell’articolo 5 della Legge Scelba, né ai sensi dell’articolo 2 della Legge Mancino.

La stampa mainstream in linea di massima ha riconosciuto ciò che è stato dichiarato dalla Corte (anche perché è italiano comprensibile). Com’è possibile che Repubblica si sia impuntata in questo modo sull’ “eventuale rischio” di ricostituzione del Pnf mettendo praticamente da parte l’oggetto principale, ovvero la commemorazione dove per l’appunto il reato è inesistente?

Repubblica ha pubblicato un articolo online che è stato poi rimaneggiato diverse volte nel corso della giornata. In buona sostanza, hanno cercato di salvare “capra e cavoli”, ma il risultato è stato abbastanza imbarazzante. Peraltro, sono gli unici della stampa a non avermi chiamato. La sentenza brucia a chi ha puntato sul male “astratto” del saluto romano e sulle sue simbologie profonde.

Strategicamente non è che sia stata una gran furbata: non sarebbe stato meglio mettere in secondo piano la notizia (come peraltro hanno) e riportarla in modo “secco”, come si dice nel gergo giornalistico? Non è un po’ ridicolo questa specie di “gioco dell’oca” intorno al problema? Cosa è scattato nella testa dei caporedattori?

Assolutamente sì. Di strategicamente valido c’è poco. Per il resto siamo nel campo della comunicazione: direi che sì, è un grande errore. Sono riusciti nell’impresa di far uscire un pezzo impreciso, con miei virgolettati presi da altri giornali, insomma, davvero un disastro.

Andiamo sul polemico: ma a cosa serve tutta questa “energia” per correre dietro alla legge Scelba? Non si può parlare di anacronismo?

È talmente circostanziata la possibilità di applicare la legge Scelba che anche qui ci sarebbero da porre molti dubbi. La stessa legge che è molto più specifica della legge Mancino, con tutte le conseguenze del caso: su tutte, che il saluto romano nelle commemorazioni non possa rientrarvi. Tanto è che tribunali, Corti d’Appello e di Cassazione lo hanno ribadito nella quasi totalità dei casi. Di fatto ad oggi abbiamo pochissime, forse una condanna, la sentenza Bonazza, riferita alla legge Scelba, tra l’altro travisata nella sentenza perché il giudice aveva fatto riferimento a un “pericolo concreto” molto poco condivisibile. Quindi la risposta è sì, c’è dell’anacronismo profondo, perché “le possiblità di ricostituire il Partito fascista”, in pratica, sono nulle.

 

 

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