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Sovranità monetaria e controlli sui capitali: la lezione della Malesia

by La Redazione
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Kuala Lumpur, 26 mag – È passata quasi sotto silenzio la clamorosa vittoria alle elezioni in Malesia dell’anziano (92 anni) Mahathir Mohammed, eppure si tratta senza dubbio di un evento paragonabile alla vittoria di Duterte nelle Filippine o di Trump negli Usa.
Questo nome forse al lettore italiano non dirà molto, ma si tratta di un personaggio chiave nella storia del suo paese. Già premier per ben 22 anni, è passato alla storia per aver gestito in maniera dirigista la crisi delle “tigri asiatiche” del 97-98, imponendo draconiani controlli sui movimenti speculativi di capitali e rimandando al mittente le minacce del Fmi.
Mentre Tailandia e Filippine non ebbero il coraggio di opporsi al Fmi, e sperimentarono draconiane misure di “austerità” (che noi ben conosciamo) per mantenere futilmente le proprie divise ancorate al dollaro, la Malesia dimostrò che al di sopra dello Stato non esiste alcun potere, ed anzi rese inconvertibile la propria moneta, facendo perdere miliardi a Wall Street.
Certamente, Mahathir Mohammed ebbe anche l’accortezza diplomatica di ingraziarsi i ricchi correligionari del golfo, ma sta di fatto che in pochi anni il suo paese uscì dalla crisi e riprese a crescere a ritmi per noi fantascientifici. Non esitando a far saltare varie ed importanti teste, come quella del governatore della banca centrale, reo di aver gestito malissimo la situazione.
Il fatto che ad una età così veneranda sia tornato in politica, contro il suo stesso partito per giunta, potrebbe essere il segno che anche la Malesia sta svoltando dal punto di vista geopolitico, come già le Filippine, irresistibilmente attratte dall’orbita russo-cinese.
Quello che però a noi interessa maggiormente, è la dimostrazione storica che la speculazione finanziaria esiste esclusivamente perché l’ignavia dei politici la lascia prosperare. Uno Stato nazionale sovrano, che sia la Malesia o l’Italia, potrebbe combatterla e vincerla con gli strumenti a sua disposizione. Non è invincibile come asseriscono i disfattisti, e non è una cospirazione giudaico-massonica volta a dominare il mondo, come sostengono i clericali ed altri alienati psichiatrici. È banalmente la sete di danaro di una cricca di arrivisti che sanno sfruttare le falle di un sistema in decomposizione.
La lezione della Malesia anche per l’Italia è molto semplice: sovranità monetaria, vincoli alla circolazione dei capitali, controllo pubblico dei settori strategici ed altre iniziative sono alla base della sopravvivenza della nazione organicamente intesa, e rientrano nel potere d’imperio dello Stato che della nazione rappresenta l’inveramento sul piano storico.
Non sappiamo cosa aspettarci esattamente da questo nuovo governo malese, sappiamo solo che da anni tanti piccoli tasselli vengono a comporre un mosaico a tratti affascinante. Sapremo noi Italiani fare la nostra parte? Forse, seppur in modo abbastanza paradossale e velleitario, questo governo giallo-verde potrebbe essere l’inizio di una presa di coscienza da parte del popolo.
Matteo Rovatti

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1 commento

Cettina 27 Maggio 2018 - 4:35

In Italia anche i pdr sono venduti e traditori?vedremo

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