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Spunti e idee dal “Grande ospizio occidentale”

by La Redazione
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Grande ospizio occidentale limonov

Roma, 2 dic -Nel volume Grande ospizio occidentale, l’autore Eduard Limonov (pseudonimo di Eduard Savenko, intellettuale russo scomparso nel 2020) equipara la società “evoluta” ad un ospizio, dove vi sono i “malati”, cioè il popolo vittima dei propri agi, e gli “agitati”, quella piccola parte di popolazione che non condivide affatto l’operato dell’amministrazione. L’amministrazione, nell’ospizio di Limonov, è rappresentata il “personale medico”, che per fermare gli agitati e avere la situazione sotto controllo, si serve degli “infermieri”, paragonati ai poliziotti o all’esercito.

I malati e gli agitati del “Grande ospizio occidentale”

Il malato “cittadino” ideale non dà noia ai “sorveglianti”, in quanto svolge regolarmente la sua mansione e non eccede in nessun ambito: ”non si muove né troppo veloce né troppo lento, non scoppia a ridere né si abbandona alla tristezza”; ecco il malato ideale che, ovviamente, non chiede di essere liberato. L’agitato, al contrario, è pericoloso: con gesti e discorsi sediziosi, vuole libertà ed eccezioni al regolamento, accusa di frode l’amministrazione, fino ad arrivare al livello di passare dalle parole ai fatti contro gli infermieri e l’amministrazione (insomma, come diceva il nostro caro Ezra Pound, idee che diventano azioni). Si può essere considerati agitati anche solo muovendo dubbi sulla condotta del personale.

L’ospizio

Ogni ospizio si proclama il migliore per i vantaggi che offre, ma il suo obiettivo principale è produrre e farlo in maniera sempre maggiore e sempre più efficace. L’ospizio giustifica se stesso utilizzando la storia, che, da momenti di miseria e sofferenza, raggiunge l’apice cioè la contemporaneità. La società di ieri è definita crudele, barbara, senza “istruzione pubblica, automobili, televisori, lavatrici”, fino a far provare al malato commiserazione verso chi non ha avuto i cosiddetti “comfort”: ormai l’uomo dell’ospizio non desidera più nulla se non un nuovo sviluppo, perché continuamente insoddisfatto. Egli si trova in un clima di noia che è a metà tra estasi e disperazione.

I quattro aggettivi e la vera natura dell’uomo

Sofferenza, dolore, miseria e povertà sono i quattro aggettivi che sono usati molto spesso nell’ospizio per incutere paura. Variano a seconda dei decenni, ma sono sempre gli stessi. Già negli Anni ’80 vengono utilizzati in Europa per indicare l’assenza dei comfort di cui gode la maggioranza della popolazione. In questo senso, per molti “malati” la povertà è rappresentata dall’impossibilità di andare al ristorante almeno una volta alla settimana. Il malato tende a eludere la sofferenza, il dolore, la miseria e la povertà, diventando così corrotto rispetto alla sua vera natura, che gli impone di affrontare gli ostacoli e superarli. Questa distorsione lo trasforma in un animale domestico, sia pure dotato di ragione. In sostanza, nell’ospizio si genera un benessere portato dalla quiete, dalla sazietà, dalla prosperità materiale. Alcune volte si ha uno strappo alla regola come per esempio i fatti nell’ex Jugoslavia, dove tra le rovine delle città vi sono giovani combattenti che esprimono fierezza nei visi e non disperazione. Il fatto che non abbandonino le loro città è dovuto alla natura combattiva dell’uomo. Esiste quindi una percentuale di uomini desiderosi di battersi. Questi sono gli agitati, avidi di lottare liberamente, di combattere. Questo desiderio di solito non si fa strada né tra i poveri né tra le vittime umiliate dalla disoccupazione, ma tra i cosiddetti agitati repressi: persone della classe media, come quelle che presero parte ai saccheggi dei grandi magazzini durante il blackout di New York del 1977. Possiamo quindi affermare che la morte di un ragazzo giovane è una tragedia solo se il fine ideale della vita umana è una casa di riposo piena di uomini in condizione terminale, circondati da minestre ed escrementi, in condizioni ripugnanti.

Una libertà apparente

Nell’ospizio si trova una incontestabile libertà di stampa: non è difficile avere l’autorizzazione per pubblicare un giornale o una rivista. Il vero scoglio è l’inaccessibilità alla grande distribuzione. Stiamo parlando di numeri alti, che servono per distribuire in modo omologato più copie possibili su un’intera area dell’ospizio per avere visibilità. Questa libertà di stampa, quindi, è una libertà vuota: senza supporto economico e la possibilità di distribuzione, numerosi giornali e riviste sono soffocati dai soliti colossi privati che hanno una visibilità tale da oscurare le nuove iniziative. Un esempio? Si può guardare al Nord America, dove la stampa ha uno spazio enorme, ma ciò non vuol dire che tutte le idee socio politiche siano sullo stesso piano in termini di libertà di circolazione: il partito trotskista non esercita alcuna influenza sulla opinione pubblica, mentre il conservatorismo sociale della maggioranza di americani si spiega proprio perché i giornali conservatori sono dei colossi finanziati da magnati che soffocano così le piccole pubblicazioni di idee diverse. Stessa cosa vale per la libertà di parola che è effettiva solo se si viene ascoltati. Senza uguaglianza nei finanziamenti, nella diffusione e nell’accesso alle onde radiofoniche o televisive, la libertà di parola è nulla.

Le elezioni libere e democratiche sono il fiore all’occhiello dell’ospizio. Il suffragio universale è basato sull’idea antiquata che l’istruzione pubblica obbligatoria faccia di ogni adulto un cittadino cosciente, consapevole dei propri interessi personali ma anche capace di metterli in secondo piano rispetto al bene generale. Il secondo assunto è che ognuno sia capace di farsi una propria opinione. A livello teorico, se il cittadino ideale fosse possibile e se tutti i cittadini fossero ideali, il sistema democratico sarebbe perfetto. Ma la realtà della vita in comune dimostra il contrario: la maggioranza della popolazione non ha una propria opinione, per mancanza di voglia e di capacità. Vota in funzione di opinioni prefabbricate, elaborate dall’amministrazione e suggerite dai media. Il sistema democratico, tuttavia, è indispensabile all’amministrazione e al popolo per santificare il potere.

Francesco Maria Attolini

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