Roma, 28 mag – Il G7 a Taormina ci ha ricordato una vecchia regola delle relazioni internazionali per la quale ogni accordo, ogni organizzazione, ogni decisione a livello internazionale vale come la potenza che sanno esprimere i partecipanti alla stessa. Il G7 dieci anni fa rappresentava davvero la capacità delle sette potenze più industrializzate al mondo di fare regole e imporle al resto del mondo; con o senza troppo consenso. A Taormina in realtà abbiamo assistito ad un G1: ed anche se i media nostrani, ancora troppo influenzati dalle categorie politiche locali si limitano a commentare che si è trattato di un “Trump contro tutti”, pare che non abbiano capito che essenzialmente se gli Usa hanno tenuto questa linea di rottura nei confronti di quasi tutti gli altri partecipanti al G7 è soprattutto perchè il resto del G7 non ha davvero il potere che si illude di avere. Soprattutto in riferimento ai rappresentanti dei membri UE (e della UE stessa).
Non sedevano a quei tavoli i rappresentanti delle prime sette potenze industrali ( altrimenti avremmo dovuto far sedere rappresentanti Indiani e Cinesi e lasciare a casa Trudeau e Gentiloni). In quelle stanze era sovrarappresentata l’Unione Europea. Sovrarapresentata dal punto di vista economico, militare e politico e Trump, che piaccia o non piaccia invece aveva tutto il diritto di stare li, si è solo comportato di conseguenza. Una Unione Europa che procede a tentoni in una crisi che continuiamo a ripeterci sia giunta al termine, ma della quale onestamente non abbiamo capito niente, tentiamo di uscire annaspando e con risultati, nel migliore dei casi, alterni (e spesso a discapito dei nostri presunti vicini).
Politicamente l’Unione Europea non esiste nel suo complesso, ogni governo impone la propria linea in base ai propri interessi e ai rapporti di forza che riesce a stabilire, come sia la decisione di rimuovere Gheddaffi, sia la gestione del post-Gheddaffi hanno insegnato all’Italia.
Ancora peggio: l’Unione Europea in questo momento non esiste politicamente neanche a livello di singoli stati visto che per motivi diversi moltissimi governi stanno o attraversando una crisi, o un rimpasto, o non sono in grado di decidere con un minimo di continuità: ci riferiamo almeno ai governi di Grecia, Spagna, Austria, Olanda ed Italia.
Militarmente poi non parliamone: non solo perchè i budget militari dei membri UE non sono paragonabili a quelli di USA, Cina e Russia, ma perchè essendo la politica militare una conseguenza diretta della capacità di un governo di individuare propri obiettivi e muoversi per ottenerli il caos politico europeo ci permette di esistere militarmente solo a tratti e senza neanche sognarsi di non concordare precedentemente la propria condotta con gli USA. Nel summit Nato che ha preceduto il G7 Trump è stato esplicito nel ricordare che “gli USA garantiscono la difesa atomica degli alleati occidentali, ma solo di quelli che sono fedeli”. Tradotto: solo di quelli che ubbidiscono.
Gentiloni è stato umiliato al G7 dal Presidente Usa che neanche ha ascoltato l’intervento del primo ministro italiano (forse ora il genio strategico di Gentiloni verrà a patti col fatto che prendere pubblicamente posizione per la Hillary Clinton in campagna elettorale non è stata una mossa brillante), ma gli stessi Macron e Merkel sono stati ignorati in merito alle loro richieste riguardo gli accordi sul commercio e soprattutto sul clima, che a questo punto possiamo anche considerare defunti. A questo punto vale la pena chiedersi se le classi dirigente europee abbiano l’intelligenza per capire che, anche se non vogliono accantonare il progetto Unione Europea (con le attuali forme almeno) dovranno inventarsi qualcosa per tornare a poter dire la propria oppure, a breve, saranno la realpolitik, i rapporti di forza tra potenze e la Storia a rottamare questa Unione Europea.
Guido Taietti