Roma, 28 giu – Non tutti i record sono entusiasmanti, qualcuno è anzi palesemente avvilente e allarmante. E’ il caso ad esempio del triste primato centrato dai giovani italiani. Stando infatti all’aggiornamento Eurostat, il 29% degli italiani tra i 20 e i 34 anni è classificabile come Neet, acronimo acronimo inglese di (Young people) neither in employment nor in education or training, ovvero persone che non lavorano, non studiano e neppure sono impegnate nella formazione. In pratica non fanno nulla, vivacchiano alla giornata.
La percentuale raggiunta dai nostri giovani è particolarmente preoccupante anche e soprattutto se confrontata a quella degli altri Paesi Ue. In nessun’altra nazione europea vi sono così tanti Neet, ci tallona giusto la Grecia con il 26,8%. Ma ci attestiamo comunque sul più altro gradino del podio. Un dato ancora più da brividi se rapportato alla media dell’eurozona (17,2% di Neet) e a quella dell’Unione Europea (16,5%). Non solo, se incrociamo i dati con quelli della fascia di persone dai 15 ai 34 anni, in Italia si contano circa 3 milioni di giovani disimpegnati.
Inutile dire che molti giovani di fatto non vedono prospettive rosee, ritengono la scuola inefficace a garantire loro un futuro lavorativo e reputano spesso il lavoro malpagato o non consono alle proprie capacità. Il tasso Neet più basso, al contrario, si registra in Svezia, nei Paesi Bassi, in Lussemburgo e a Malta, rispettivamente al 8%; 8,4%; 9,9% e 10,1%.
Alessandro Della Guglia
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