Verona, 29 dic – Per celebrare il 50esimo anniversario del sacrificio di Jan Palach la provincia di Verona patrocinerà un concerto-tributo. Il giovane patriota cecoslovacco divenne simbolo della resistenza anti-sovietica del suo Paese e il 16 gennaio 1969 si diede fuoco in piazza Venceslao a Praga. Jan Palach morì dopo tre giorni di agonia, e al suo funerale parteciparono oltre 600mila persone.

L’evento veronese, dal titolo “Terra e libertà”, si terrà il 19 gennaio in località da rivelarsi e prevede la partecipazione di Hobbit, Compagnia dell’Anello e Topi Neri: ed è stato presentato dal consigliere comunale Andrea Bacciga, detto “Barzi”, che l’estate scorsa finì nell’occhio del ciclone per avere teso il braccio in consiglio comunale a Verona, rivolgendosi alle attiviste di “Non una di meno”. L’iniziativa è promossa dall’associazione culturale “Nomos – terra e identità”. Gli utili del concerto verranno lodevolmente devoluti alle famiglie veronesi danneggiate dall’alluvione del primo settembre 2018.

Il concerto ha provocato le puntuali e prevedibili proteste e l’indignazione della sinistra veneta, primi fra tutti i collettivi antifascisti che hanno intimato alla Provincia di revocare il patrocinio. Le varie formazioni stanno organizzando manifestazioni di protesta. Immancabile anche il commento dell’ex deputato del Pd (ora “Possibile”) e cittadino veronese Pippo Civati: “Le istituzioni veronesi patrocinano un concerto nazirock promosso da un consigliere comunale. La Costituzione italiana è sospesa?”.

Anche La Repubblica commenta allarmata il tentativo, da parte delle formazioni identitarie, “di appropriarsi culturalmente e politicamente della figura di Palach: iniziative, convegni, articoli celebrativi su blog e testate di area. E ora anche questo discusso concerto patrocinato dalle istituzioni veronesi. Come se Palach fosse un nuovo simbolo fascio-sovranista.” L’ennesima lezioncina morale impartita da quella sinistra che vorrebbe mettere il copyright su ambiti storici e culturali secondo convenienza: nel caso di Palach, morto opponendosi al comunismo, la cosa risulta particolarmente grottesca.

Cristina Gauri

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Classe 1977, nata nella città dei Mille e cresciuta ai piedi della Val Brembana, dell’identità orobica ha preso il meglio e il peggio. Ex musicista elettronica, ha passato metà della sua vita a fare cazzate negli ambienti malsani delle sottoculture, vera scuola di vita da cui è uscita con la consapevolezza che guarire dall’egemonia culturale della sinistra, soprattutto in ambito giovanile, è un dovere morale, e non cessa mai di ricordarlo quando scrive. Ha fatto uscire due dischi cacofonici e prima di diventare giornalista pubblicista è stata social media manager in tempi assai «pionieri» per un noto quotidiano sabaudo. Scrive di tutto quello che la fa arrabbiare, compresi i tic e le idiozie della sua stessa area politica.

1 commento

  1. Jan Palach era un giovane comunista. Nel 1967 partecipò a un viaggio di lavoro in Kazakistan e l’anno successivo fu il principale organizzatore di un lavoro estivo nella regione di Leningrado. Si diede fuoco per invitare i Cechi e gli Slovacchi a difendere il comunismo democratico della Primavera di Praga. Per saperne di più si può consultare il sito in lingua italiana a lui dedicato dalla sua università: http://janpalach.cz/it/default/index

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