Chieti, 28 lug – Ritorna ad affacciarsi dal passato la scritta “Dux”, realizzata durante il Ventennio, sulla parete rocciosa che si affaccia su Villa Santa Maria (Chieti). Battuta dalle piogge, dal vento e dal sole, stava scomparendo, ma ora è di nuovo visibile, pare grazie all’amministrazione del Comune, portandosi dietro una prevedibile scia di polemiche e di mal di stomaci, tanto da finire al centro di un’interrogazione del deputato abruzzese Camillo D’Alessandro (Pd) al ministro dell’Interno Matteo Salvini.

L’interrogazione

Come riporta IlCentro.it, D’Alessandro ha puntato l’indice contro l’amministrazione comunale della lista di centrodestra di Villa Santa Maria del sindaco Pino Finamore e ha chiesto la rimozione della scritta. «È incredibile quello che è successo, con la scusa di creare percorsi “educativi e formativi”, l’amministrazione ha riesumato una vecchia scritta inneggiante al duce fascista. E così – spiega il deputato in un post su Facebook – oggi è nuovamente leggibile quel vergognoso “Dux” che giustamente il tempo aveva cancellato». Insomma non la si fa a D’Alessandro, che svela anche come, secondo lui, quella scritta sia stata riesumata: “L’amministrazione comunale con una convenzione sottoscritta ha affidato ad una società sportiva la realizzazione di percorsi di scalata sulla roccia. Nella stessa convenzione si legge che il comune si propone di sviluppare pratica sportiva ad alto valore educativo e formativo. Tuttavia l’intento era evidentemente un altro: far tornare alla luce quella scritta “Dux” che rappresenta una vergognosa testimonianza di un passato combattuto e vinto proprio in quei territori».

Interventi talebani

«È inaccettabile», aggiunge, «il fascismo non è un’opinione, è un crimine. E come tale va trattato». Per D’Alessandro occorre uno di quegli interventi talebani che piacciono tanto a dem. Salvini deve «rimuovere uno dei simboli fascisti, inneggianti a Benito Mussolini, quale scelta consapevole di un Paese democratico che non ammette il riemergere di simboli appartenenti ad un passato che non hanno nulla di storico, né meritano di essere rievocati». Ci ricorda molto la Boldrini e Fiano che strillavano per cancellare la scritta DVX dall’obelisco del Foro Italico. A questo punto perché non radere al suolo il quartiere Eur di Roma? Perché non bombardare Latina o dare alle fiamme il Monte Giano?

Cristina Gauri

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Classe 1977, nata nella città dei Mille e cresciuta ai piedi della Val Brembana, dell’identità orobica ha preso il meglio e il peggio. Ex musicista elettronica, ha passato metà della sua vita a fare cazzate negli ambienti malsani delle sottoculture, vera scuola di vita da cui è uscita con la consapevolezza che guarire dall’egemonia culturale della sinistra, soprattutto in ambito giovanile, è un dovere morale, e non cessa mai di ricordarlo quando scrive. Ha fatto uscire due dischi cacofonici e prima di diventare giornalista pubblicista è stata social media manager in tempi assai «pionieri» per un noto quotidiano sabaudo. Scrive di tutto quello che la fa arrabbiare, compresi i tic e le idiozie della sua stessa area politica.

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