Roma, 18 lug – Se Gianfranco Rosi è riuscito a vincere l’Orso d’oro a Berlino con un film mediocre come Fuocoammare solo perché ha parlato del “dramma dei migranti”, perché noi non dovremmo riuscire a vincere l’oro ai mondiali di nuoto facendo la stessa cosa? Forse il retropensiero è un po’ troppo malizioso, ma il ragionamento fatto dal duo del sincro misto italiano, Manila Flamini e Giorgio Minisini, o dal loro Ct Patrizia Giallombardo, è andato probabilmente in quella direzione. Per carità, un oro mondiale è sempre un oro mondiale e la prova sportiva dei nostri nel Duo Misto tecnico nella competizione iridata a Budapest è stata superlativa, sbaragliando la concorrenza di mostri sacri come Russia e Stati Uniti, nazioni con tradizioni superiori alla nostra nel nuoto sincronizzato e che partivano col pronostico della vigilia.
Certo, per colmare il divario con le “superpotenze” della specialità la scelta di giocare sulle “emozioni” e l’aspetto “sociale” ha avuto la sua importanza. E così se Stati Uniti e Russia hanno scelto brani e coreografie piuttosto tradizionali, ecco che l’Italia con il brano “A scream from Lampedusa” ha puntato su scene ambientate su un ideale barcone, con tamburi africani e la fine tragica di lei, che non riesce a salvarsi nella traversata causando l’urlo disperato di lui. “Volevamo spiegare il dramma delle persone che scappano per povertà, guerra e persecuzione dai loro paesi per venite in Italia. Non per prenderci il lavoro e ucciderci, ma per disperazione. Non arrivano da noi in vacanza come turisti, ma affrontano viaggi dolorosi, fuggono dalla tragedia e spesso ne trovano altre”, ci spiega il 21 enne Giorgio Minisini, primo “sirenetto” italiano, con una sequela di luoghi comuni degni della peggiore retorica buonista.
Il ragazzo di Ladispoli come ci spiega Repubblica “ha aperto una via”, ha “superato i pregiudizi” di una disciplina, il nuoto sincronizzato, fino a pochi anni fa considerata esclusivamente femminile. Dai mondiali di Kazan del 2015 con l’introduzione del doppio misto si è dunque aperto anche ai “sirenetti” o “sincronetti”. Minisini è dunque l’ultimo arrivato ed è spesso vittima di scherzi da parte delle sue compagne di squadra più grandi, è soprannominato “piccolo cucciolo d’uomo” mentre Manila Flamini per tutti è “la tigre”.
Un mondo ancora (giustamente) molto al femminile, tanto che la Ct Patrizia Giallombardo, ci tiene a sottolineare come questo oro “è una medaglia che dobbiamo molto a Manila che dopo le delusioni ha continuato a crederci. Senza nulla togliere a Giorgio. Una medaglia in cui sinceramente non speravo”. Beh, con queste dichiarazioni qualcosa al nostro “sirenetto” ha tolto. Per fortuna lei, o chi per lei, ha pensato bene di buttarla sul “dramma dei migranti”. Scelta vincente e in linea con il pensiero dominante, che ha dato la spintarella decisiva per questo oro “storico”.
Davide Romano
1 commento
Non sarebbe più doveroso ringraziare le Federazioni sportive che mettono a disposizione strutture, docenti e quant’altro per rendere possibili queste imprese? Il sacrificio degli atleti è possibile metterlo a frutto solo se c’è una organizzazione come quella della Federazione italiana del nuoto. E, comunque, siamo sempre Noi italiani a rendere possibile tutto ciò.