“One day you’ll shatter like a wall of glass”. “Un giorno ti romperai come un muro di vetro”. Nel video della canzone non ha lesinato sullo stile. “Ho indossato una giacca dorata di Saint Laurent. Mi sono sentito un Elvis moderno. Elvis amava l’oro”. Con quella voce a metà strada tra Lennon e Lydon. Con quella parlata mancuniana che diventa voce cantata. Che diventa musicalità. “You were sold a one direction/I believe the resurrection’s on/And you were wrong”. Ti eri sbagliato, la resurrezione può essere inseguita per tutta una carriera, per tutta una vita senza mai palesarsi.
“E comunque, la fedeltà a se stessi, a ciò che si ha dentro, alla propria natura, alle proprie idee, non conta?”. La voce del funambolo nietzschiano Gianluigi nel romanzo La valle del nulla, scritto da Cesare Ferri, traslata tra le note di Manchester. Quando Live Forever non vuol dire nulla oltre quell’attimo. Non conta l’atteggiamento, il portamento, i vestiti, la fama ed il mondo ai propri piedi, arriva sempre il tempo di frantumarsi. Ed i giapponesi ci insegnano tramite il kintsugi – letteralmente riparare con l’oro – a dare smalto e lucentezza alle crepe della vita.
Un mosaico di sensazioni, uno specchio che riflette ed inverte le priorità, le sensazioni fino a sfidare noi stessi per superare il limite ultimo dell’uomo. Contemplarsi davanti alla propria immagine, quella di un fratello ormai lontano – “Ascoltate, non ci sarà reunion degli Oasis perché Noel non vuole, è troppo impegnato ad essere mediocre e sempre alle ricerca di sembrare cool. A non volere la reunion è quella testa di patata. Non incolpate me” – mentre tutto crolla, ma non il buongusto sul pentagramma. Occhiali da sole. Mani dietro la schiena. Giubbotto di pelle. Wall Of Glass bussa alla mente e ci accompagnerà per tutta l’estate.
Lorenzo Cafarchio
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