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Quei bravi ragazzi, i calciatori più cattivi di sempre (sesta parte)

by Francesco Campa
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Roma, 5 giu – Limitare il calcio solo a tatticismi, dribbling, gol o risultati sarebbe da folli. Il mondo del pallone deve essere caratterizzato anche da aspetti che generalmente vengono messi in secondo piano o addirittura denunciati dal politically correct ma che invece rientrano nella passione per il gioco più bello del mondo. Per questo motivo raccontiamo le storie e gli aneddoti di alcuni fenomeni della sregolatezza, ovvero i calciatori più cattivi di sempre.

Quei bravi ragazzi, i calciatori più cattivi di sempre (prima parte)

Quei bravi ragazzi, i calciatori più cattivi di sempre (seconda parte)

Quei bravi ragazzi, i calciatori più cattivi di sempre (terza parte)

Quei bravi ragazzi, i calciatori più cattivi di sempre (quarta parte)

Quei bravi ragazzi, i calciatori più cattivi di sempre (quinta parte)

Ramón Aguirre Suárez, il killer de La Plata

Un rissaiolo, un pugile antisportivo che ha trovato la via del calcio solo perché le altre porte gli erano state chiuse. A delinquere era abituato, ha conosciuto il carcere per ben due volte e in entrambe le occasioni la causa era la stessa: violenze sul campo da gioco.

Bandiera del Club Estudiantes de La Plata, dal 1966 al 1971, si affacciò al carcere al suo debutto con i biancorossi, quando fece tre giorni di galera e poi uscì su cauzione. Ma la sua partita più violenta rimane il ritorno della finale di Coppa Intercontinentale del 1969 persa contro il Milan di Nereo Rocco. Dopo diversi interventi al limite riesce finalmente nel suo intento, quello di distruggere fisicamente l’avversario Nestor Combin, reo, secondo gli argentini, di renitenza alla leva (quando, in realtà, il giocatore prestò servizio in Francia). Naso e zigomi rotti per l’attaccante rossonero. Il difensore killer venne espulso e uscì dal campo da eroe, alzando il braccio al cielo salutando la folla. Venne squalificato per 30 giornate, arrestato e costretto a un mese al “fresco”. Scappò in Spagna per poter tornare a giocare, però lo sappiamo, il lupo perde il pelo ma non il vizio. Nei suoi giorni tra le fila del Granada, durante una partita contro il Real Madrid, sferra un pugno in faccia al quinto miglior marcatore di sempre delle merengues, Carlos Alonso González detto Santillana, rompendogli l’arcata sopracciliare. Altri dieci turni di squalifica che, di certo, non hanno placato lo spirito bellicoso dell’argentino.

Tomas Repka, il Rambo ceco

Una statua di marmo dagli occhi glaciali. Un uomo di confine, determinato a non far passare nessuno. Questo l’identikit di Tomas Repka, il Rambo ceco, una bandiera per quel ruolo che oggi non esiste più ma che rimarrà vivo nella mente dei tifosi più romantici: lo stopper. La ruota della fortuna iniziò a girare nell’autunno del 1996, quando lo Sparta Praga di Repka si scontra con la Fiorentina di Gabriel Omar Batistuta. In quell’occasione la prestazione sportiva del Re Leone fu molto negativa, grazie soprattutto alla marcatura a uomo del ceco, vero guardiano nella propria area di rigore.

Il bomber argentino convinse società e allenatore, all’epoca Giovanni Trapattoni, ad acquistare il difensore che rimase tre stagioni a Firenze. Testa rasata, tatuaggi, lavoro sporco nelle retrovie e interventi duri. Tomas faceva paura solo a guardarlo e i più coraggiosi dovevano scontrarsi con la sua tibia. Dei 20 cartellini rossi collezionati in carriera saranno ricordati i due subiti nelle prime tre partite con la maglia del West Ham. A fine carriera, però, iniziarono i problemi fuori dal campo. Viene fermato due volte in stato d’ebbrezza, nel 2018 viene condannato a sei mesi, poi commutati in servizi sociali, per aver pubblicato un annuncio a nome dell’ex moglie in un sito di escort, allegando foto discinte e numero di telefono della donna. Una condanna l’ha avuta anche per non aver pagato gli alimenti sempre all’ex moglie. Infine, nel 2019, è stato condannato a 15 mesi per frode, in quanto ha venduto una Mercedes a una donna. La macchina però era stata noleggiata dall’ex giocatore, quindi non era di sua proprietà.

Francesco Campa

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