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Tra Grande Guerra e pallone, la particolare storia della Giana

by Marco Battistini
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giana erminio, squadra

Roma, 5 feb – Monte Zugna, una ventina di chilometri a Sud di Rovereto. Imperversano le tempeste d’acciaio della Grande Guerra e nella zone del Trincerone i militari italiani sbarrano la strada all’esercito austro-ungarico. “In piedi sulle trincee conquistate, sprezzante di ogni pericolo, splendido esempio di ardimento e di slancio, incitava i propri soldati a resistere e respingere i reiterati furiosi contrattacchi nemici, finché cadde mortalmente colpito in fronte”. Fu così che il 26 giugno 1916 Erminio Giana offriva alla patria il suo massimo sacrificio. Nato appena diciannove anni prima in quel di Gorgonzola, il giovane sottotenente inserito nel quarto reggimento del battaglione alpino “Aosta”, era un grande appassionato di calcio. Uno sport, quello del pallone di cuoio, ancora ai suoi albori. Ma che iniziava comunque a far breccia nel cuore dei nostri connazionali.

Dall’Argentia alla Giana

Già dal 1909 infatti nel comune famoso per l’omonimo formaggio erborinato si seguivano le gesta dell’Argentia – dal nome latino dell’antica località romana situata tra Milano e Bergamo. Impegnata in competizioni locali fino agli anni ‘30 la compagine si sciolse: prese quindi vita l’Unione Sportiva Gorgonzola. Tale denominazione verrà presto cambiata, appunto, in Erminio Giana.

Il ricordo del valoroso combattente rimane vivo grazie (anche) al pallone. La madre dell’eroico ragazzo sostenne materialmente la realtà cittadina, donando un terreno da utilizzare come campo d’allenamento. Benché i colori sociali siano il bianco e l’azzurro, ricorre – anche nel simbolo – l’elemento nero. Quest’ultimo altro non sarebbe che un simbolico omaggio al conterraneo che nessuno da queste parti intende rinnegare.

Il salto in Lega Pro

Quella che oggi conosciamo con il nome di Associazione Sportiva Giana Erminio potrebbe essere la storia più che secolare di una qualunque società dilettantistica italiana. Sì, perché fino a un decennio fa i calcianti della Martesana si confrontavano tra Promozione ed Eccellenza. Poi, il grande salto in Lega Pro, figlio – tra il 2012 e il 2014 – di tre primi posti in altrettante stagioni. Lasciata quindi la Serie D nell’anno d’esordio, per la compagine milanese si aprivano le porte del professionismo.

Otto stagioni consecutive tra i “grandi” del pallone italiano. Salvezze sofferte, altre più tranquille. Un ottimo quinto posto (2016/17) contraddistinto da una particolare statistica: la ventina di reti segnate nelle battute conclusive delle trentotto gare di campionato. Fino alla scorsa annata, chiusa con la retrocessione nella massima categoria dilettantistica.

La triade meneghina

Si sa, fare calcio a certi livelli in prossimità di città – Roma, Torino, Milano – dove esistono già almeno un paio di grandi, grandissime squadre è sempre arduo. Questioni di attrattività, sia per quanto riguarda gli sponsor, sia circa il possibile bacino d’utenza del tifo. Ecco che allora a fare la differenza sono determinazione e caparbietà dei gruppi dirigenziali. E magari l’affiatamento nella stanza dei bottoni. Caratteristica che a Gorgonzola di certo non manca. Sono due infatti i nomi legati alla Giana da quasi quattro decenni. Quello del presidente Oreste Bamonte, imprenditore caseario in sella dal 1985, e di Angelo Colombo, ex giocatore ma da diverso tempo direttore generale. Insieme a loro la triade meneghina viene completata da Cesare Albè, allenatore per ventitre stagioni consecutive. Attualmente è il numero due della società e responsabile dell’area tecnica.

Oggi in panchina siede un’altra colonna biancazzurra, il classe ‘87 Chiappella, capitano nei giorni del triplice salto. Il suo Giana Erminio guida il girone D della quarta serie con un buon margine sulle inseguitrici Pistoiese e Forlì. A fine stagione il nome del nostro valoroso connazionale potrebbe tornare a combattere sul palcoscenico del calcio professionistico.

Marco Battistini

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