Roma, 23 ott – Il motociclismo non è uno sport per cuori deboli. Gli sforzi compiuti negli anni per la sicurezza a partire da, regolamenti, circuiti e motociclette dall’elettronica sempre più sofisticata nulla possono contro il fato. Due anni esatti fa ne faceva le spese il più promettente dei giovani italiani in MotoGp. Marco Simoncelli, per tutti il “Sic”, quel 23 ottobre 2011 perse la vita in una folle carambola.
Il pilota riminese si era distinto nel corso della sua carriera per uno stile di guida grintoso e sempre al limite; le sportellate, le cadute, le derapate anche sul bagnato resteranno la sua prestigiosa griffe nel mondo del motomondiale.
All’attivo nella sua carriera ha collezionato dieci stagioni, un titolo mondiale nel 2008 per la classe 250 (oggi Moto2) e due preziosi podi nel 2011, ha corso in tutte e tre le classi del motomondiale, in 125 con Aprilia, in 250 con Gilera e in Moto Gp con la Honda satellite del Team Gresini. La sua eredità professionale consiste in una sintesi di incoscienza, talento e ardimento.
Alessandro Catalano