Roma, 8 ott – Un bambino su tre in Italia è obeso o sovrappeso. Lo rivela il rapporto sulla malnutrizione infantile della Ong Helpcode, che ha posto la lente d’ingrandimento su questo preoccupante fenomeno analizzando la fascia d’età che va dai sei ai nove anni. Una percentuale elevatissima, la più alta in tutta Europa. Nel documento diffuso dall’organizzazione si rende noto che sul nostro territorio sono presenti 100mila bambini obesi con una prevalenza dei maschi (il 21% del totale) sulle femmine (14%). L’incidenza maggiore si concentra al Centro e al Sud. Su scala globale, invece, si registra un incremento nel numero di bambini di età inferiore ai cinque anni obesi o sovrappeso: superata la quota di 40 milioni – ben 10 milioni in più rispetto al 2000.

L’incidenza maggiore del fenomeno sia ha dove i livelli di istruzione e di reddito sono i più bassi, cioè nelle famiglie del centro e sud Italia. Meno istruzione e meno reddito significano assenza di educazione alimentare. Quando vi è un deficit di risorse economiche per accedere a un’alimentazione sana, aumenta il consumo di cibi spazzatura, che fa da apripista a sovrappeso e obesità. La maglia nera va alla Campania (oltre il 40% sono sovrappeso e obesi), seguita da Molise, Calabria, Sicilia, Basilicata e Puglia. Ma l’Italia è purtroppo in buona compagnia. Il sud del continente europeo è costellato da situazioni di criticità sull’argomento: ciprioti, greci e spagnoli si contendono il triste primato con il Belpaese. La tanto decantata dieta mediterranea, complice la crisi economica che sta sferzando ferocemente questi Paesi, è stata accantonata e ha ceduto il posto a scelte alimentari deleterie. Un problema sanitario dai costi – sociali ed economici – enormi.

Cristina Gauri

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Classe 1977, nata nella città dei Mille e cresciuta ai piedi della Val Brembana, dell’identità orobica ha preso il meglio e il peggio. Ex musicista elettronica, ha passato metà della sua vita a fare cazzate negli ambienti malsani delle sottoculture, vera scuola di vita da cui è uscita con la consapevolezza che guarire dall’egemonia culturale della sinistra, soprattutto in ambito giovanile, è un dovere morale, e non cessa mai di ricordarlo quando scrive. Ha fatto uscire due dischi cacofonici e prima di diventare giornalista pubblicista è stata social media manager in tempi assai «pionieri» per un noto quotidiano sabaudo. Scrive di tutto quello che la fa arrabbiare, compresi i tic e le idiozie della sua stessa area politica.

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