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Alzano e Nembro, spunta il verbale: Il Cts chiese la zona rossa il 3 marzo. Ma non venne ascoltato

by Cristina Gauri
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alzano lombardo

Bergamo, 7 ago – Il 3 di marzo gli esperti del Cts lo avevano messo nero su bianco: era necessario istituire la zona rossa – su modello del Lodigiano – ad Alzano Lombardo e Nembro, i due comuni della media Val Seriana investiti dallo tsunami coronavirus che proprio in quell’area della bergamasca chiese un altissimo tributo di vittime. L’appello dei tecnici è rimasto inascoltato in primis dal governo, che non ritenne di dover applicare rigide misure di contenimento specifiche nella zona della media Val Seriana, con le conseguenze che tutti conosciamo. E’ quanto emerge da uno stralcio del verbale, pubblicato stamattina dall’Eco di Bergamo, (scaricabili qui) in cui il Cts invita in modo inequivocabile l’esecutivo ad adottare misure più drastiche onde contenere l’ondata montante dell’epidemia che iniziava a manifestarsi in tutta la sua mortale virulenza. «Il Comitato propone di adottare le opportune misure restrittive già adottate nei comuni della zona rossa anche in questi due comuni, al fine di limitare la diffusione dell’infezione nelle aree contigue»: il contagio andava fermao subito, isolando la zona.

Addirittura, il 5 marzo in provincia di Bergamo arrivò un contingente di 250 tra poliziotti, carabinieri e uomini della Guardia di Finanza, pronti a blindare Alzano e Nembro. Le forze in campo erano state predisposte dalle autorità dopo due giorni confronti tra Regione, Iss, Comitato tecnico scientifico e governo. Non entreranno mai in azione, nonostante le precise indicazioni dei tecnici.

«I due comuni – spiegavano gli esperti nel documento – si trovano in stretta prossimità di Bergamo e hanno una popolazione rispettivamente di 13.639 e 11.522 abitanti. Ciascuno dei due paesi ha fatto registrare attualmente oltre 20 casi, con molta probabilità ascrivibili ad un’unica catena di trasmissione. Ne risulta, pertanto, che l’R0 (l’indice di contagio, ndr) è sicuramente superiore a 1, il che costituisce un indicatore di alto rischio di ulteriore diffusione del contagio». Dopo l’esposizione di tali considerazioni, il Cts consigliò caldamente di «adottare le opportune misure restrittive già adottate nei comuni della zona rossa», al fine di «limitare la diffusione nelle aree contigue». Un appello caduto nel vuoto. Sappiamo come è andata a finire.

Cristina Gauri

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