Roma, 27 apr – Lavoratori cronometrati al bagno e sanzionati se ci mettono troppo: torna a far discutere Amazon Italia per come tratta i suoi dipendenti. Stavolta a lanciare l’accusa è la Cgil. “I lavoratori Amazon sono cronometrati per andare in bagno e vengono puniti con sanzioni disciplinari se i tempi non sono conformi all’algoritmo“. A denunciarlo in una nota la Filt Cgil Torino e Piemonte.
Una dipendente della filiale Amazon di Torino sanzionata per essere andata al bagno per 20 minuti
La vicenda, in particolare, riguarda una ragazza di 26 anni, dipendente di Amazon a Torino, addetta alla preparazione di pacchi da spedire. “L’azienda – spiega il sindacalista Luca Iacomino – le ha contestato di avere sospeso per venti minuti il lavoro all’1,15 di notte, abbandonando la postazione di lavoro per più di venti minuti“. Per questa ragione alla ragazza è stata comminata una sanzione con un giorno di sospensione. La Filt Cgil Torino e Piemonte ha quindi interpellato l’Ispettorato del lavoro che “ha dato ragione alla lavoratrice annullando la sanzione disciplinare, giudicata spropositata e priva di ogni fondatezza”.
“Siamo determinati ad andare avanti nella difesa dei diritti e nel far riconoscere ai lavoratori la corretta applicazione delle norme sul lavoro, del contratto nazionale di lavoro e sulla sicurezza negli ambienti di lavoro con la massima attenzione ai ritmi e carichi di lavoro. Condanniamo ogni strumentalizzazione e discriminazione nei confronti dei lavoratori diretti e indiretti”, fa presente Iacomino.
L’azienda nega: “Non monitoriamo le pause e non cronometriamo i nostri dipendenti”
Immediata la replica di Amazon, che nega le accuse: “Quanto riportato dalla Cgil non corrisponde al vero. Non monitoriamo le pause e non cronometriamo i nostri dipendenti“. E ancora: “Gli operatori di magazzino – afferma l’azienda – possono usare il bagno ogni qualvolta ne sentano la necessità e senza essere controllati”. A sentire Amazon, “la sicurezza sul luogo di lavoro è una delle nostre prerogative, per questo motivo chiediamo a tutti i lavoratori di informare il proprio responsabile in caso di assenza dalla postazione di lavoro, nel pieno rispetto delle direttive del contratto nazionale di lavoro. In questo sito impieghiamo oltre 1.500 lavoratori e, per motivi di sicurezza, è essenziale che le persone seguano queste procedure. Non farlo potrebbe avere conseguenze significative, soprattutto in caso di emergenza o evacuazione”.
Non è la prima volta che Amazon Italia finisce nel mirino per condotte antisindacali
In presenza di una revoca da parte dell’Ispettorato del lavoro della sanzione comminata alla giovane dipendente ci sfugge come Amazon possa giustificarsi. Al di là delle spiegazioni fornite dall’azienda – tristemente nota in tutto il mondo per le condizioni durissime imposte ai propri lavoratori – c’è da dire che in Italia non è la prima volta che il gigante del commercio online Usa abbia dimostrato condotte antisindacali.
Ludovica Colli
2 comments
se è stata cronometrata,
vuol dire che lo faceva spesso:
infatti se fosse una cosa che capita raramente sarebbe passata inosservata,
il che vuol dire che era più o meno un’abitudine.
e se è un’abitudine,vuol dire che tiri a fregare,non ci sono scuse.
e da notare…
a me amazon sta parecchio sulle scatole,quindi non mi spiace se la stangano
perchè la beccano in fallo,
ma anche i lavoratori devono imparare ad avere un pò di serietà:
se ti pagano le tue ore,vuole dire che per quelle ore tu sei tenuto a lavorare per
il tuo datore:
NON devi cercare scuse per fare il meno possibile…
e se
i tuoi diritti sono rispettati,
ben vengano stangate ANCHE ai lavoratori che
cercano di mangiare pane a sbafo.
Amazon fornisce delle condizioni di vita lavorativa che consentono solo di c.g..e, pure male, a più non posso.
Ho fatto tempo a conoscere una generazione che non abbisognava né di regolamenti sindacali, né di regolamenti paraculo aziendali per vivere attivamente, nel caso sopravvivere, umanamente tra altri uomini. Uscivano dalla scuola di Gentile, di De Felice e di Croce.