Roma, 4 ago – Ha smesso di soffrire ed è volato lassù, con lo sguardo languido del fedele guardiano di una terra devastata dai roghi. Il cane Angelo, simbolo di questi drammatici giorni di incendi in Sardegna, non ce l’ha fatta. Era sopravvissuto alle fiamme che hanno devastato l’Oristanese e la foto che lo immortalava gravemente ustionato era diventata virale sul web. Angelo aveva preso il nome del volontario che era riuscito a salvarlo, una storia commovente che aveva colpito tutti in un momento particolarmente difficile per la Sardegna.

Sardegna, il cane Angelo “non soffre più”

I veterinari della Clinica Duemari di Oristano avevano avvisato che purtroppo le cose per Angelo non si stavano mettendo bene: “So che vorreste saperlo: Angelo sta molto male, il suo organismo sta cedendo“.  Poi, nella notte, via social i veterinari hanno scritto un semplice messaggio: “Non soffre più”. Parole sufficienti. Chi le ha lette ha capito immediatamente. Purtroppo non sono bastate le medicazioni, quattro volte al giorno. Nulla hanno potuto antibiotici e antidolorifici. Le condizioni di Angelo sono peggiorate ora dopo ora.

Gli animali feriti e ustionati nei roghi

Nel frattempo nella Clinica Duemari di Oristano arrivano di continuo animali feriti e ustionati nei roghi. “Mi dispiace smontare la storia romantica del cane che si è fatto bruciare per non abbandonare le sue pecore”, aveva spiegato nei giorni scorsi Angelo Delogu, il veterinario che aveva soccorso il cane che poi ha preso il suo nome. Inizialmente infatti fonti locali avevano riferito di un cane pastore rimasto a guardia delle pecore, nonostante i roghi e mentre le fiamme lo avvolgevano. Non era così, ma poco importa. Angelo era comunque riuscito a sopravvivere alla devastazione, come la cerbiatta Lussurzesa, scovata accanto alla carcassa carbonizzata della madre. Ora non c’è più, ma restare il simbolo di una terra che non si arrende.

Alessandro Della Guglia

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3 Commenti

  1. Spesso non ne vuoi proprio più di sapere e preferisci diventare perpetuo angelo tra gli angeli.

  2. era prevedibile,purtroppo…
    è difficile sopravvivere con ustioni cosi gravi,nonostante
    i progressi della medicina umana e veterinaria:
    anche perchè non sono solo esterne…
    tante volte ci si ustiona anche i polmoni,respirando fumi surriscaldati.
    se non altro…..
    essendo un cane e non un essere umano,si è almeno evitato di soffrire troppo:
    un veterinario fa quel che deve,e fortunatamente per l’animale
    non è costretto da etica e leggi a salvare la vita costi quel che costi:
    quindi può essere spesso molto più pietoso di un medico,che certe volte si trova obbligato a proseguire cure inutili anche
    oltre la ragionevolezza,come capita spesso:
    quindi
    avrà senz’altro provveduto a “spegnerlo” senza farlo soffrire troppo a lungo,una volta resosi conto che non era possibile salvarlo.

    ….
    da un certo punto di vista è un pò strano (e triste)
    a pensarci:spesso
    trattiamo meglio le nostre bestie,di quanto ci trattiamo tra di noi.

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