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Bergamo, la truffa di coop accoglienza e sfruttamento immigrati si estende alla Caritas

by Cristina Gauri
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bergamo migranti

Bergamo, 18 giu – Si tratta di un vero e proprio terremoto quello in atto a Bergamo i questi giorni. Non parliamo di coronavirus ma di accoglienza, nell’ambito della quale è scaturita un’inchiesta che rischia di far saltare l’intero sistema a livello provinciale. Sono infatti, fino ad ora, 38 le persone finite nel mirino della procura nell’indagine coordinata dal pm Fabrizio Gaverini (che l’ha ereditata dal collega Davide Palmieri); le accuse sono pesantissime e vanno dall’associazione a delinquere finalizzata alla truffa aggravata ai danni dello Stato attraverso l’acquisizione di erogazioni pubbliche non spettanti, allo sfruttamento del lavoro nero fino ad arrivare al riciclaggio. Così, mentre in Italia i progressisti cianciano riguardo a un’inesistente epidemia di razzismo, i loro adepti che lavorano nelle file delle coop si prodigano nello sfruttamento sistematico di quei «fratelli migranti» che dicono di voler difendere dalla xenofobia degli italiani.

Sono tre gli arresti eseguiti dai carabinieri martedì 16 giugno, tra cui quello di padre Antonio Zanotti, fondatore della comunità Terra Promessa della Bassa e di Anna Maria Preceruti e Giovanni Trezzi, rispettivamente presidente ed economo. Ma sotto la lente d’ingrandimento degli inquirenti sono finite anche la Caritas al Patronato San Vincenzo e la cooperativa Ruah – che durante la pandemia si sarebbe distanta come una tra le più attive nel sociale.

Tre sono i filoni d’inchiesta. Il primo riguarda la comunità Rinnovamento di Fontanella, fondata e guidata da padre Zanotti, 73 anni, ora agli arresti domiciliari; su di lui gravava già un’accusa, nel 2018 di ricatti sessuali ai danni di un ospite della struttura. La medesima misura cautelare è stata applicata alla presidente della coop Preceruti, 58 anni, di Antegnate, e per l’economo Trezzi, 39 anni, di Crema. Attraverso l’acquisizione di documentazioni e di intercettazioni telefoniche e ambientali è emerso che i tre stessero lucrando, tra le altre cose, sui sussidi erogati dallo Stato per ciascun immigrato. Nella sede legale di Romano di Lombardia sono state sequestrati 126mila euro. I tre sono accusati poi di associazione a delinquere finalizzata alla truffa ai danni dello Stato, di sfruttamento del lavoro, di inadempimento di contratti di pubbliche forniture e di turbativa d’asta. Per la Caritas e per la cooperativa Ruah non sono scattati arresti ma avvisi di garanzia per 38 indagati. La loro posizione è ancora al vaglio degli inquirenti. Tramite l’associazione Diakonia onlus, i coinvolti si sarebbero intascati un totale di 50mila euro provenienti dai 35 euro al giorno percepiti per ogni immigrato. 

Il secondo filone investigativo riguarda lo sfruttamento del lavoro, che vedeva sei immigrati impiegati nei centri di accoglienza della Ruah sottopagati. In una nota dei carabinieri si parla di «sfruttamento dei migranti in attività lavorative prive di tutele tra le quali la produzione di guarnizioni, lavori edili per conto della cooperativa e delle attività commerciali da loro controllate», lavorando in condizione di sfruttamento e sottopagati «non solo direttamente ma anche da commercianti ed imprenditori che ne ricevevano i servigi con paghe assolutamente non regolari». La presunta turbativa d’asta è invece legata all’assegnazione dei posti del servizio Sprar al Comune di Bergamo, con il coinvolgimento anche di funzionari comunali. Il terzo filone infine coinvolge tre vice prefetti, oltre che di Bergamo anche di Cremona, che risulterebbero indagati per abuso d’ufficio.

Cristina Gauri

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