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Bimba morta di stenti, la madre la partorì in bagno. “Dormiva nel passeggino, battesimo finto per scroccare regali”

by Cristina Gauri
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Milano, 25 lug — Partorita in bagno dalla madre che non sapeva nemmeno di essere incinta fino a poco tempo prima del travaglio, senza padre, costretta a dormire nel passeggino: è solo una piccola parte degli agghiaccianti 18 mesi (gli unici che le sono stati concessi di vivere) vissuti da Diana Pifferi, la bimba lasciata morire di fame, sete e caldo dalla madre Alessia che l’aveva abbandonata per una settimana per poter stare con il proprio compagno.

La vita d’inferno della bimba lasciata morire di stenti

Il quadro che emerge dagli interrogatori è sconcertante. Dopo il parto Diana aveva trascorso il suo primo mese di vita in ospedale, a cui aveva fatto ritorno due mesi dopo (mentre Alessia era a Montecarlo con uno dei numerosi compagni), accompagnata dalla nonna — alla quale era stata affidata — con una patologia ai reni legata al parto prematuro. Il padre della bimba? Non si sa chi sia. Diana è stata registrata con il cognome della madre, che dice di conoscere l’identità del padre ma «di non avergli mai detto della figlia». Agli investigatori ribadisce la propria volontà di non fare nomi.

Battesimo “a scrocco”

La piccola non compariva nei registri dei servizi sociali o nelle liste d’attesa dei nidi. Niente di tutto questo. Non era nemmeno stata battezzata: la madre aveva organizzato un festa per il suo battesimo, che non avvenne mai. Alessia Pifferi l’aveva utilizzata come pretesto per scroccare regali ad amici e conoscenti. La bimba era uno strumento per muovere a compassione parenti e vicini di casa.

Partorita in bagno

Lascia senza parole la freddezza con cui Alessia racconta del parto di Diana. «Ho partorito la bambina da sola nel bagno dell’appartamento del mio compagno (a Leffe, nella Bergamasca). Erano le due di pomeriggio. Appena partorito sono andata in camera da letto, ho preso il telefono e ho chiamato il mio compagno che stava lavorando al piano terra». Poi è stata ricoverata all’ospedale Papa Giovanni di Bergamo. «La bambina è stata dichiarata con il mio cognome». La storia tra i due finisce, mamma e bimba lasciano la casa di Leffe (provincia di Bergamo) dell’ex compagno e tornano a vivere a Milano insieme alla nonna. E’ lei a badare alla piccola quando Alessia si riappacifica con il compagno e si recano a Montecarlo per una vacanza. Sarà ancora lei che porterà la piccola all’ospedale quando si sente male. «Alessia aveva tenuto Diana nel passeggino. Non l’aveva portata a letto con lei, ma lasciata lì tutta la notte», è invece la testimonianza che un’amica della madre ha riferito nel corso di un interrogatorio.

I vicini di casa parlano del preoccupante stato di salute della bimba. Una piccola dall’aspetto gracile ed esangue: «Quando la portava qui appena Diana si agitava o voleva avvicinarsi agli altri bambini veniva ripresa in modo brusco dalla mamma. Subito si fermava, era come intimorita da lei». A nessuno era venuto in mente di segnalare la situazione ai servizi sociali. La nonna viveva da un anno a Crotone dal compagno. La sorella abita a poche centinaia di metri dalla casa in cui è morta Diana. Ma tra di loro non intercorreva alcun tipo di rapporto.

Cristina Gauri

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