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Boldrini: «L’assistente mi prenotava il parrucchiere? Sono una donna sola»

by Elena Sempione
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Boldrini parrucchiere

Roma, 25 mar – Lo scandalo legato a Laura Boldrini e alle sue ex collaboratrici sta assumendo contorni sempre più grotteschi. L’inchiesta di Selvaggia Lucarelli, a quanto pare, ha toccato un nervo scoperto, dove fa più male. Il primo tentativo di difesa dell’ex presidente della Camera, del resto, non ha convinto nessuno, tantomeno la Lucarelli, che sul Fatto Quotidiano ha risposto colpo su colpo alla lettera della Laurona nazionale. Insomma, troppo facile dire che lo stipendio della sua ex portaborse «corrispondeva a criteri stabiliti dall’amministrazione della Camera», quando rimane ben poco «ortodosso» che una collaboratrice parlamentare sia costretta a ritirare abiti in lavanderia e a prenotare il parrucchiere alla propria datrice di lavoro, fosse anche la Boldrini.

Le patetiche scuse di Donna Laura

Già, il parrucchiere della Boldrini. Dopo la controreplica della Lucarelli, l’ex presidente della Camera è corsa a dare la sua versione a Repubblica. Ma non è che ne esca molto meglio. Per quanto riguarda la sua colf moldava Lilia, la scusa di Donna Laura è la seguente: il Tfr sarebbe stato liquidato, ma poi «bisognava fare gli ultimi conteggi per chiudere il rapporto di lavoro. I calcoli per gli scatti di anzianità si sono rivelati complicatissimi». Il problema è che sono passati mesi, e quindi la colf si è vista costretta a rivolgersi al patronato. Eppure, prosegue la Boldrini, la sua commercialista «ha provato a contattare la funzionaria del Caf che si occupava della pratica, ma non è mai riuscita a rintracciarla». Certo, una persona vuol essere pagata, ma poi sparisce nel nulla insieme alla sua referente del patronato: molto credibile. Tant’è che l’ex presidente della Camera deve ammettere che, in effetti, «sei mesi sono troppi».

La Boldrini e il parrucchiere

La parte più succulenta, però, arriva quando Donna Laura passa a parlare della sua ex portaborse, Roberta. Naturalmente, è notorio che tra i compiti di un’assistente parlamentare non rientrano affatto il ritiro degli abiti e la prenotazione dal parrucchiere. Per quello esistono le segretarie personali. Ma, a quanto sostiene la Boldrini, il fatto che Roberta andasse a prenderle i vestiti dal sarto «era nei patti. Sapeva che avevo anche delle esigenze personali». Chi non le ha, del resto? E per quanto riguarda le prenotazioni dal parrucchiere, la Boldrini risponde: «Può essere capitato. Si occupava anche delle visite mediche. Gestiva la mia agenda e riusciva così a incastrare questi impegni con quelli pubblici». Ma che brava: peccato solo che per questo non venisse pagata. E poi Laura si stupisce che Roberta abbia denunciato la cosa…

Laura la marziana

Ma non è finita qui. Il collega di Repubblica chiede giustamente alla Boldrini se rientra tra i compiti di un’assistente parlamentare prenotare il parrucchiere. Lei ha la risposta pronta: «Non accade solo a me, ma a tutte le persone che hanno agende complesse: dispongono di persone di fiducia per simili incombenze. Un uomo può chiedere aiuto alla compagna, una donna sola no». Povera Laura: «Vivo sola, mia figlia è all’estero, non mi muovo in autonomia avendo una tutela». Che pena. No, cara Boldrini, se hai un’agenda fitta, devi fare come tutte le persone «normali» di questo mondo, sia uomini che donne, sole o accompagnate: assumi qualcuno che si occupi delle sue esigenze personali. Oppure vai dalla tua portaborse e le dici: «Ehi, ti do mille euro in più al mese e tu mi prenoti la pedicure e mi lucidi gli stivali». Altrimenti poi è inutile prendersela con la «macchina del fango dei giornali di destra». Il letame, cara Laura, te lo sei spalato addosso da sola. E la puzza è parecchio forte.

Elena Sempione

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2 comments

Saverio Gpallav 26 Marzo 2021 - 7:28

“Tutela” il nuovo vocabolo della neolingua per dire “scorta” che suonerebbe peggio e farebbe troppo privilegio da prima repubblica. L’ipocrisia regna sovrana..

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Saverio Gpallav 26 Marzo 2021 - 7:30

“Tutela” invece di “scorta”..pure esperta di neolingua. L’ipocrisia regna sovrana

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