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Borsellino, Via D’Amelio e il depistaggio che dopo 31 anni “(non) c’รจ stato”

by La Redazione
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borsellino via d'amelio

Roma, 19 lug โ€” Questa รจ una storia allโ€™incontrario, che si inizia a raccontare dalla fine, tale solo per la sua cronologia, degna di un Paese (purtroppo) rovesciato. รˆ una storia di contraddizioni tipiche e topiche di questa Italia ormai identificazione dellโ€™ossimoro per antonomasia. รˆ una storia di ricordi, che per ricordare ti impone di dimenticare. รˆ la storia dei 31 anni della strage di Via dโ€™Amelio, che 31 anni dopo ancora non si chiama con il proprio nome: depistaggio! Perchรฉ depistaggio รจ โ€œstatoโ€ o, se vogliamo, di depistaggio si รจ โ€œtrattatoโ€. Accade cosรฌ che si ricorderร  la morte di Paolo Borsellino e degli agenti della scorta Agostino Catalano, Walter Eddie Cosina, Emanuela Loi, Claudio Traina e Vincenzo Fabio Li Muli con il solito florilegio dโ€™occasione, opportun(istic)amente preparato.

Borsellino, le origini

Accade cosรฌ che anche questโ€™anno โ€“ e questโ€™anno piรน che mai โ€“ ci si ricorderร  di dimenticare le origini del personaggio Paolo Borsellino, quel giovane studente liceale che dirige un giornale destrorso โ€“ Lโ€™Agorร  โ€“ e poi nel 1959, da studente di Giurisprudenza iscrittosi al FUAN, rappresentante della lista โ€œFanalinoโ€, fino ad entrare a farne parte e diventare in solo tre anni il vice di Guido Lo Porto. Suo amico di allora era Pippo Tricoli, storico esponente della Destra siciliana che gli presentรฒ un altro uomo โ€œdi valoreโ€, un giovane assistente universitario, Adriano Romualdi, altro intellettuale della โ€œparte sbagliataโ€, morto prematuramente a 33 anni in uno strano incidente stradale. Personalitร  della parte sbagliata, ma di talento, che avevano il senso dellโ€™onore e che rischiavano per le proprie Idee anche la vita perchรฉ, come scriveva Ezra Pound, โ€œSe qualcuno non รจ disposto a lottare per le proprie Idee, o queste non valgono niente o non vale niente luiโ€.

E Paolo Borsellino รจ uno che per le sue Idee aveva sentito forte il desiderio di mettersi al servizio della Nazione e di lottare contro la mafia, fino allโ€™estremo sacrificio della sua vita, accolto con eroico fatalismo. Egli, perรฒ, non รจ il solo eroe e martire di questa ingloriosa repubblica, fastidiosa da quando ha avuto lโ€™ultimo โ€“ speriamo vivamente di no โ€“ sussulto di orgoglio patrio con la faccenda dellโ€™Achille Lauro. Che, รจ bene sappiano le nuove generazioni, non รจ solo il sindaco piรน glorioso che Napoli abbia mai avuto, nรฉ lโ€™indegno (del nome) urlatore defecato a Sanremo.

Gli altri eroi della lotta alla mafiaย 

Se si parla di eroi caduti nella lotta alla mafia non si puรฒ non ricordare il giornalista Mauro De Mauro, aderente alla RSI con la gloriosa X MAS probabilmente eliminato per le sue indagini scomode โ€“ allora il giornalismo si faceva cosรฌ โ€“ sulla morte di Enrico Mattei. Scomodo come Beppe Alfano, una vita tra Fronte della Gioventรน, Ordine Nuovo e MSI-DN, per le sue inchieste โ€“ era un giornalista! โ€“ sugli appalti pubblici sui cui Cosa Nostra aveva messo le mani e che lo โ€œpremiรฒโ€ con tre colpi di pistola. Fino ad arrivare al Prefetto di ferro, Cesare Mori i cui risultati non hanno bisogno certo di presentazioni, ma di tanta mistificazione, misto a revisione, vista la sua appartenenza di governo. Risultati inquinati dagli stessi autori dello strappo di Sigonella, mezzo secolo dopo.

E sfidiamo a trovare qualcuno che sui libri si storia โ€“ stando al lasso di tempo di questo si tratta โ€“ abbia trovato anche solo citato il nome di Mariano De Caro, ragioniere e abile tiratore arruolato nella fanteria Trapani e inviato al fronte da ufficiale nella Grande Guerra. Lo ritroviamo nei Fasci di Combattimento, dove spese la sua vita per quel senso di giustizia sociale che passรฒ per la riscossa di braccianti e salariati schiavi di quei latifondisti interessati solo al proprio tornaconto personale e incuranti dello sfruttamento dei lavoratori.

Un depistaggio c’รจ stato, ma non si sa chi sia stato

Anche per questo occorre ricordare di dimenticare. Allo scopo, รจ utile qualsiasi favoletta preconfezionata come quelle pronte da spacciare per ogni occasione. Chi se ne frega, allora, di far sapere quale sia il depistaggio se nel processo Borsellino quater (che sta per quattro processi, ognuno composto di tre fasi di giudizio che hanno stabilito che cโ€™รจ โ€œstatoโ€ inequivocabilmente il depistaggio) le accuse a carico degli imputati sono andate in prescrizione! Che non significa che non hanno colpe.

Dunque, un depistaggio cโ€™รจ stato, ma non si sa chi sia stato. Neppure quei soggetti-oggetti pezzi di istituzioni accusati di aver vestito il โ€œpupoโ€ Scarantino sulla cui parola sono state emesse sentenze โ€“ definitive, anche di ergastolo โ€“ quando รจ appurato e dimostrato che Scarantino รจ ritenuto inattendibile. Uno che โ€“ lo dice lui, eh! โ€“ in una riunione deliberativa di commissione (mafiosa), quella in cui Totรฒ Riina comunicรฒ di uccidere anche Borsellino e si raccomandava di fare attenzione perchรฉ Falcone, se fosse stato al suo posto in auto, sarebbe stato ancora vivo, entra a prendere un bicchiere dโ€™acqua. In una riunione di commissione. Deliberativa.

E su queste dichiarazioni di questo personaggio, in nome del popolo italiano di questa disastrata repubblica si รจ emesso una sentenza di condanna allโ€™ergastolo di un povero cristo โ€“ chissร  cosa ha pensato del quesito ad hoc del referendum sulla giustizia di cui tanti se ne sono fottuti โ€“ che il lunedรฌ mattina (20 luglio) apre la sua officina, si accorge di un furto di targhe di una 126 e, recatosi al commissariato Brancaccio, viene trattato come il peggiore dei criminali.

L’arrivo dei Servizi Usa

Che ad esplodere in via Dโ€™Amelio sarร  una 126 lo si appurerร  solo nel tardo pomeriggio del 20 luglio, quando un tecnico FIAT venuto da Termini Imerese riconoscerร  un blocco motore (solo) compatibile con quelli montati sulle 126 ma che dalle immagini girate dai Vigili del fuoco non compare mai. 126 che viene giร  menzionata nel lancio di unโ€™agenzia di stampa (Ansa) tre quarti dโ€™ora dopo lโ€™esplosione, il giorno prima. Dopo, perรฒ, lโ€™arrivo dei Servizi Segreti (americani) che arrivano in sito nel giro di un quarto dโ€™ora โ€œvestiti tutti uguali e senza una goccia di sudore โ€“ รจ domenica 19 luglio a Palermo! โ€“ freschi che sembravano stessero dietro lโ€™angoloโ€ dirร  un poliziotto in qualitร  di teste.

รˆ pur vero che in Via Dโ€™Amelio cโ€™erano tutti quel 19 luglio. Anche chi fece repertare tutto e, raccogliendo la roba in sacchi della spazzatura neri, di quelli condominiali e catalogando alla carlona con un generico โ€œsi sequestra quanto ivi contenutoโ€ โ€“ cioรจ nulla โ€“ inviรฒ tutto a Roma a disposizione dellโ€™FBI. E perchรฉ? E perchรฉ lโ€™FBI non ha mai nemmeno fatto (pervenire?) un verbale? Una catalogazione? Cโ€™รจ una pista americana anche per via Dโ€™Amelio? Gli stessi americani che non digerirono Sigonella? Che, pare, siano stati la regia della strage di Capaci, dove gli esperti di esplosivistica hanno โ€œsentenziatoโ€ che non si puรฒ fare saltare in aria unโ€™autostrada tramite un cunicolo, se non vi รจ un muro laterale che faccia sรฌ che lโ€™esplosione non avvenga appunto di lato?

I pentiti

E che in via Dโ€™Amelio il depistaggio inizi proprio dalla 126 di cui gli inquirenti sono cosรฌ sicuri tanto da fare rimangiare ai โ€œpentitiโ€ le dichiarazioni secondo cui lโ€™esplosivo รจ stato messo in un bidone della calce. Gli stessi inquirenti, coadiuvati da โ€œpezzi di istituzioneโ€ che hanno distrattamente (o)messo verbali โ€“ inesistenti per loro stessa ammissione in fase processuale di interrogatori di taluni pentiti โ€“ in faldoni di โ€œignotiโ€, ovvero tra le denunce dormienti dello scippo e del furto di bicicletta. Ma se la legge รจ uguale per tutti e cโ€™รจ qualcuno piรน uguale degli altri, perchรฉ mai questo non dovrebbe valere per i pentiti, il cui “valore’ รจ direttamente proporzionale al numero di persone ammazzate? Pentiti che non esistevano quando nei palazzi non avevano ancora dato il compito di creare il โ€œpentificioโ€ di stato a chi รจ assente da ogni processo, da ogni intervista e non risponde alle accuse nรฉ ad elogi. Niente. Spariti. A moโ€™โ€ฆ di latitante.

Quel chi che ha, perรฒ, utilizzato โ€“ come altri โ€“ la mafia e la Sicilia quale trampolino di lancio per sfavillanti carriere. In Polizia come in Magistratura. Qualcuno pure in politica, dalla magistratura, per poi tornare indietro e riciclarsi. Come se nulla fosse. Magari incurante della memoria a tempo e delle dichiarazioni prive di riscontro come lโ€™incontro con persone morte, incontri avvenute in stanze mai esistite e in tempi incompatibili per delinquenti rinchiusi in carcere. Al 41 bis. Oppure no. Il che apre alla connivenza istituzionale. Pezzi diโ€ฆ istituzioni che anche questโ€™anno saranno in prima fila a Capaci prima e in via Dโ€™Amelio poi, magari appenderanno anche il peluche petaloso in via Notarbartolo raccomandando(si), ancora una volta, di ricordare di dimenticare.

Tony Fabrizio

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