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Cagliari, i manifesti choc contro corse e spese inutili per tenere la gente a casa

by Cristina Gauri
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Cagliari, 25 mar – Le amministrazioni locali e regionali le provano tutte per convincere  quella parte di cittadinanza refrattaria che ancora si ostina a voler uscire di casa oltre i limiti del consentito. Dal governatore della Campania De Luca con il suo ormai proverbiale lanciafiamme, fino ad arrivare al sindaco di Messina che dall’alto dei droni minaccia di prendere i vagabondi “a calci nel culo”. A Cagliari, il sindaco ha deciso di usare l’effetto choc per sensibilizzare la cittadinanza sulla necessità di darci un taglio con corsette, passeggiatine un po’ troppo frequenti o sortite più che giornaliere al supermercato di zona.

Quando hanno intubato mio padre ho ripensato a quella passeggiata che dovevo evitare”,   “Quando hanno portato mia madre in ospedale, ho capito che dovevo rinunciare alla corsa”, “Quando mio figlio è stato contagiato, ho capito che dovevo rinunciare a quella spesa inutile”, è quanto si legge sui maxi cartelloni, affissi in varie zone della città, con tanto di firma dal sindaco di Cagliari, Paolo Truzzu, che ripete in tutti i cartelli “meno usciamo, prima ne usciamo”. Frasi che a molti sono parse un po’ troppo crude, e che hanno subito fatto infuriare la polemica sul web, tra sostenitori del “terrorismo psicologico” per i quali il fine giustifica i mezzi, e chi avrebbe optato per una linea più morbida.

Come il centrosinistra cagliaritano, che ha richiesto la rimozione immediata dei manifesti affinché il sindaco “si faccia promotore di una campagna informativa istituzionale semplice e diretta. I cittadini hanno bisogno di una comunicazione seria e trasparente, non di terrorismo. La cittadinanza di Cagliari non se lo merita”, scrivono in una nota.

Alle proteste Truzzu ha risposto così: “In questi giorni vi capiterà di vedere sui muri alcuni manifesti 6×3 firmati direttamente da me. Sono messaggi molto forti. Quando l’agenzia di comunicazione mi ha fatto vedere i materiali, sapevo che sarei stato attaccato. Che avrei ricevuto gli insulti. Qualche sepolcro imbiancato, qualche vecchia gloria con il ditino sempre puntato, acide commentatrici, confusi giovanotti con uno strano concetto di democrazia. Ma mi sono chiesto: è più importante il mio consenso o la salute e il futuro dei miei concittadini? Voglio che, passato lo choc iniziale, si possa riflettere”, ha scritto in una lettera aperta pubblicata su Facebook.

Il problema della gente che non vuole rimanere a casa, spiega Truzzu, è dato dal fatto  ” che rischiano di vanificare il lavoro di tutti. E vedendo i flussi di traffico vi dico che non sono così pochi quelli che si muovono senza giustificazione – osserva – E ne basta uno per costringere una mamma a casa con i propri bambini un altro mese, un imprenditore a tenere ancora la serranda abbassata, un professionista a non avere più lavoro, un lavoratore a stare a casa sperando nei sussidi del governo, un operatore dei servizi essenziali a uscire di casa con il terrore, un uomo delle forze dell’ordine a lavorare sperando di cavarsela ogni giorno, un operatore della sanità ad affrontare turni massacranti in condizioni di lavoro complicate”.

Cristina Gauri

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