Roma, 18 gen – Quella di Stefano Cucchi è una vicenda giudiziaria che sembra non finire mai. A otto anni dalla morte si torna a parlare di lui e delle cause della sua morte. E’ infatti finita l’inchiesta bis aperta nel 2014 relativamente ai carabinieri che arrestarono il giovane romano. Secondo il pm Giovanni Musarò, il ragazzo non morì stenti, ma a causa conseguenze letali del pestaggio che subì la notte del suo arresto. Si sarebbe trattato, quindi, di omicidio preterintenzionale. Questa l’accusa contestata a tre dei carabinieri che lo arrestarono nel parco degli acquedotti di Roma, Alessio Di Bernardo, Raffaele D’Alessandro e Francesco Tedesco. Insieme a loro, accusati di calunnia, il maresciallo Roberto Mandolini, allora comandante della stazione dei carabinieri Appia (quella che, nella notte tra il 15 e il 16 ottobre 2009 aveva proceduto all’arresto) e i colleghi Vincenzo Nicolardi e Francesco Tedesco.
I carabinieri erano indagati per lesioni personali aggravate, adesso cambiano le imputazioni. Mandolini e Nicolardi per falsa testimonianza. Il Pm Musarò, insieme al procuratore capo Giuseppe Pignatone, scrive nella chiusura delle indagini che Cucchi “fu colpito dai tre carabinieri che lo avevano arrestato con schiaffi, pugni e calci” che provocarono “una rovinosa caduta con impatto al suolo in regione sacrale” e che, “unitamente alla condotta omissiva dei sanitari che avevano in cura Cucchi presso la struttura protetta dell’ospedale Sandro Pertini, ne determinavano la morte”.
Se il lavoro degli inquirenti fosse confermato da una sentenza, ribalterebbe completamente la verità giudiziaria sin qui emersa sul caso Cucchi, che sin qui aveva portato solo ad assoluzioni. “La Procura ha esercitato una sua prerogativa e ha formulato il capo di imputazione che ritiene sussistente. Noi riteniamo, di contro, che tale contestazione non potrà essere provata nel giudizio in quanto gli elementi di fatto su cui fonda non sono riscontrabili in atti e, tanto meno, nella perizia disposta dal Gip con incidente probatorio”, ha detto l’avvocato Eugenio Pini, legale di uno dei carabinieri accusati di omicidio preterintenzionale.
Roberto Derta e Davide Romano
2 comments
Che palle, ’sto Cucchi, con quella faccia da tossico isterico.
Invece che belli i poliziotti, amabili servi dello stato che uccidono genteper puro piacere. Cucchi sarà stato pure un coglione, ma non c’è ragione per cui i boriosissimi omini in divisa debbano uccidere persone a loro piacimento, svegliatevi, ché le fore armate non difendono certo il popolo.