Roma, 26 lug – La Corte di Cassazione, accogliendo un ricorso presentato nel 2010 dal comune di Livorno, ha condannato due scuole paritarie della città toscana a pagare oltre 400mila euro per omesso pagamento dell’Ici/Imu (nel frattempo la denominazione è mutata) relativamente agli anni dal 2004 al 2009. Al di là dell’introito per il capoluogo labronico, vista la preminenza della suprema corte nell’ambito della giurisprudenza, la sentenza è destinata a far discutere perché può costituire -e probabilmente lo farà- un precedente di primaria importanza.
Stando a quanto fissato dalla legge, ultima in ordine di tempo il decreto 1/2012 “Libera Italia” del governo Monti, l’esenzione spetta per quei soli immobili nei quali è esercitata un’attività avente natura “non commerciale”. Successivamente e con riferimento alle scuole private, un decreto attuativo della norma ha fissato i tetti-soglia di retta, che vanno dai 5739 euro degli asili ai 6900 euro annui per le medie superiori.
Secondo gli ermellini, le scuole livornesi -che come la stragrande maggioranza delle paritarie sono gestite dalla Chiesa cattolica- non possono considerarsi esenti perché l’esenzione “è limitata all’ipotesi in cui gli immobili siano destinati in via esclusiva allo svolgimento di una delle attività di religione e di culto”, non valendo neanche la considerazione che la gestione possa essere in rosso: “Questione priva di fondamento, perché anche un imprenditore può operare in perdita”, scrivono i giudici. Vi sono quindi gli estremi, a detta della Cassazione, per “considerare un’attività commerciale”, facendo così scattare l’obbligo di dover corrispondere le imposte sugli immobili.
La sentenza è arrivata come un fulmine a ciel sereno all’interno di un quadro che sembrava abbastanza chiaro, visto il suddetto decreto a firma Monti. Non dello stesso parere i togati della suprema corte, per cui la soglia fissata conta solo relativamente ed è sufficiente avere il pagamento di una retta per fare cadere le esenzioni previste.
“Così si limita la libertà”, tuona il segretario della Cei, Nunzio Galantino, che aggiunge: “Chi prende decisioni, lo faccia con meno ideologia. Perché ho la netta sensazione che con questo modo di pensare, si aspetti l’applauso di qualche parte ideologizzata. Il fatto è che non ci si sta rendendo conto del servizio che svolgono le scuole pubbliche paritarie”. In allarme anche il governo, che sarà chiamato prima o dopo ad affrontare la faccenda. “L’Imu le scuole pubbliche statali non la pagano ed è giusto che lo stesso valga anche per le scuole pubbliche non statali”, afferma il segretario in quota Ncd Gabriele Toccafondi, mentre il ministro Giannini prende tempo: “I giudici dicono che c’è un trattamento diverso tra pubbliche e paritarie perché sono istituzioni diverse. Penso che forse ci sia una riflessione da fare“.
Più drastico invece Matteo Salvini, da tempo in rotta con la Cei: “Premetto: per fortuna che ci sono tante scuole private, anche religiose, che fanno quello che lo Stato non riesce a fare. Ma che la Chiesa si lamenti se fanno pagare l’IMU ai suoi immobili e alle sue scuole, quando ogni giorno qualche vescovo invita ad accogliere immigrati a spese degli italiani, mi pare strano. Sacrifici per gli altri, esenzioni per loro“, ha scritto in un post sulla sua pagina facebook il segretario del Carroccio.
Filippo Burla
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