Roma, 7 mar – Un importante arresto della Suprema Corte di Cassazione, la cui motivazione è stata depositata nei giorni scorsi, conferma che il saluto romano e la chiamata del presente in occasione di una cerimonia di commemorazione dei defunti non integrano alcun reato e precisa che simili fatti non possono essere inquadrati né nelle incriminazioni contemplate dalla Legge Scelba, né in quelle stigmatizzate dalla Legge Mancino.
La sentenza della Corte d’Appello
Gli imputati erano stati tratti a giudizio per aver preso parte a una manifestazione in ricordo dei caduti della Repubblica Sociale Italiana, che si era tenuta presso il Cimitero Maggiore il 25 aprile del 2016, e per aver risposto alla chiamata del “presente” salutando romanamente. Il Tribunale di Milano, non ravvisando in tale episodio alcun pericolo di ricostituzione del partito fascista, aveva pronunciato una sentenza di assoluzione che, tuttavia, era stata ribaltata dalla Corte d’appello interessata dall’impugnazione del pubblico ministero. La sentenza di condanna emessa in secondo grado riteneva che la vicenda integrasse la diversa fattispecie punita dalla Legge Mancino e basava tale conclusione essenzialmente su una differente interpretazione del testo legislativo.
Saluto romano, la Cassazione dipinge quadro chiarissimo
Una lettura che, però, è andata incontro alla severa censura della Cassazione: l’esito – un sonoro annullamento senza rinvio perché il fatto non sussiste – è netto e non concede margini di sopravvivenza alla tesi negletta. Del resto, la sentenza conferma un orientamento pacifico della Suprema Corte, che è intervenuta più volte per affermare la liceità di simili condotte. E qui è interessante notare che l’indirizzo del giudice di legittimità si è formato, in via pressoché esclusiva, su impugnazioni provenienti dagli uffici giudiziari milanesi, nei quali a un iniziale e costante orientamento, teso a ritenere penalmente neutre le commemorazioni dei defunti celebrate in stile fascista, se ne è andato contrapponendo un altro di differente tenore.
Respingendo i ricorsi della Procura e accogliendo viceversa quelli degli imputati, la Suprema Corte ha dipinto un quadro molto chiaro che, senza possibilità di equivoco, indica ai giudici di merito la strada da seguire in futuro. Dunque, al di là del caso concreto, l’effetto auspicabile di questa nuova pronuncia è che rappresenti l’insegnamento definitivo e ponga fine a interpretazioni difformi dal testo legislativo.
Asgar
1 commento
Forse la commissione ha dimenticato di specificare quali defunti non è reato salutare con il saluto romano.
Provate a fare il saluto romano sulla tomba i Togliatti.