Roma, 9 set – Facebook interviene a proposito della pretestuosa eliminazione su Instagram e Facebook dei centinaia, forse migliaia di account e pagine politiche legate a CasaPound Italia. La piattaforma, che ha bannato sistematicamente gli account personali dei maggiori esponenti di CasaPound Italia e anche la pagina principale, oltre alla pressoché totalità delle pagine relative alle comunità delle varie città italiane, annuncia che per chi è stato colpito dalla scure censoria non c’è possibilità di appello. Persino i numerosi consiglieri eletti del movimento, che hanno trovato posto nelle amministrazioni comunali di tutto lo Stivale, sono stati silenziati. Rimangono invece consultabili i profili su Twitter.
In un post Facebook apparso sul profilo dell’On. Emanuele Fiano appare quella che sembra una trascrizione delle motivazioni addotte dalla piattaforma, senza però citarne la fonte diretta.
Infatti, scorrendo la pagina istituzionale del social, non sembra esservi traccia di comunicati sul tema, mentre l’Ansa ha riportato una nota riconducibile a un’anonima portavoce di Fb molto più breve rispetto al post di Fiano: “Oggi abbiamo rimosso i seguenti individui e organizzazioni da Facebook e Instagram in base alla nostra policy sulle persone e organizzazioni pericolose: CasaPound, Forza Nuova, Simone Di Stefano, Gianluca Iannone e Roberto Fiore. Abbiamo anche rimosso Pagine e Gruppi che rappresentano queste organizzazioni e individui, incluse le Pagine locali. Verranno proibiti anche post e altri contenuti che esprimono supporto o elogio a questi individui e organizzazioni”, prosegue la nota.
“Da sempre bandiamo da Facebook individui o organizzazioni che proclamano missioni violente o che incitano all’odio o che sono coinvolti in azioni violente. Questo indipendentemente dall’ideologia o dalla motivazione. La determinazione delle persone e delle organizzazioni pericolose avviene sulla base di un ampio processo e vengono presi in considerazione una serie di segnali”, e qui passa ad elencarli: ” Se hanno promosso o direttamente compiuto atti di violenza contro persone sulla base di fattori come razza, etnia o nazionalità. Se si autodefiniscono o si identificano come seguaci di un’ideologia di odio.
Se usano discorsi di odio o insulti nella loro sezione Informazioni su Facebook, Instagram o su un altro social media. Se hanno gestito Pagine o Gruppi che sono stati rimossi da Facebook, o account rimossi da Instagram, per aver pubblicato contenuti che non rispettano le nostre policy contro l’incitamento all’odio”.
La nota si conclude precisando che “I partiti e i movimenti politici, così come gli individui e tutte le altre organizzazioni presenti su Facebook, devono rispettare questi Standard e, laddove una Pagina o una persona violi ripetutamente i nostri standard della Community, la rimuoviamo dalla piattaforma. Il nostro impegno contro i discorsi di incitamento all’odio è costante e continueremo a verificare la conformità di individui, Pagine, Gruppi e contenuti ai nostri Standard della Community”. La portavoce riferisce invece all’Ansa che “Gli account che abbiamo rimosso oggi violano questa policy e non potranno più essere presenti su Facebook o Instagram“.
Cristina Gauri
13 comments
Questi pagliacci di Facebook pensano di essere i padroni del mondo e di amministrare la legge e la giustizia per mandato divino! Sono solamente la longa manus del Mondialismo globalista antinazionale, é ora che il loro potere sia circoscritto e limitato da leggi nazionali!
sarà, ma se fosse così com’è dicono dovrebbe essere stato bannato anche Maduro visto che sotto il suo regime l’odio non viene solo diffuso ma anche applicato con torture e omicidi. però come al solito ci sono due pesi e due misure e casapound (che non mi piace particolarmente, ma è un partito riconosciuto come tale in Italia) viene rimosso da Facebook mentre un dittatore continua ad avere la sua pagina.
poveri,patetici idioti cerebrolesi….
credono che togliendo la parola
a chi non la pensa come loro otterranno di
cambiare la realtà del mondo,sopprimendo
il dissenso,la rabbia…
l’odio.
…
E OTTERRANNO,COME UNICA E OVVIA CONSEGUENZA,DI PORTARE CHI SI SENTE
CENSURATO IN OGNI MODO….
AD ESPLODERE,E SENZA ALCUN PREAVVISO.
…
molti anni fa,mio nonno mi diceva:
“devi permettere alla gente di parlare…anche quando quello che dice non ti piace.
perchè parlando è sempre possibile trovare un accordo.
ma quando impedisci il dissenso,allora sì che le cose diventano davvero pericolose”
sagge parole di un saggio vecchio…
di un contadino che sapeva appena leggere e scrivere,
ma che comunque svettava come un gigante,al confronto di quasi tutti i “potenti”
di oggi.
@jenablindata Ben detto
[…] il sospetto che si tratti di una censura ideologica, la stessa che ha colpito una serie di pagine in questi ultimi giorni. È altrimenti facile pensare che questa cosa non sarebbe mai accaduta se […]
[…] movimenti come Gianluca Iannone, Simone Di Stefano e Roberto Fiore. Sono anche state disattivate le pagine ufficiali dei due partiti. Il social – che detiene anche il controllo di Instagram – aveva dato come motivazione […]
[…] Il Tribunale Civile di Roma ha accolto il ricorso presentato dall’associazione in seguito alla disattivazione della pagina ufficiale avvenuta il 9 settembre scorso. “In conclusione il ricorso va accolto e va ordinato a FACEBOOK […]
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[…] i suoi esponenti di vertice e di base, così come le associazioni che ad essa erano e sono legate. Il 9 settembre di quest’anno, Faccialibro ne oscura le pagine e i profili senza alcun preavvis…. Il motivo? CasaPound avrebbe incitato all’odio e alla violenza. Le prove? La vulgata del […]
[…] Mollicone risponde all’appello dei giornalisti dell’associazione Lettera 22 (che esprimeva solidarietà a Storace e tutti i colleghi colpiti dalla censura di Facebook) : “Chiederò, tramite un question time, che il governo venga a riferire in merito ai rapporti con Facebook e se, a fronte dell’ondata di chiusure e censure, non siano state violate le disposizioni contenute nella carta costituzionale. Riteniamo che un’azienda privata non possa sostituirsi a un potere dello Stato “. “Le accuse, generiche, di incitamento all’odio come possono essere dimostrate, senza la possibilità all’accusato di difendersi di fronte un giudice terzo?” domanda Mollicone, e aggiunge: “Sembra piuttosto che forme di contrasto al cosiddetto “hate speech” si tramutino in censure a tutto ciò che …“. […]
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