Roma, 22 lug – Raggiungeranno entro la fine dell’estate il numero di centomila gli sbarchi sulle coste italiane nel 2014. Una cifra, quella diffusa dal Viminale, che pare addirittura ottimistica visto che ad oggi sono già 84.000 e che i due terzi di estate residui si preannunciano densi di arrivi.
Un fenomeno che ormai appare avere a pieno titolo i crismi della colonizzazione di popolamento. Colonizzazione, riporta la Treccani, è “l’attività con cui un popolo colonizza una regione o vi fonda una colonia o riduce un paese a colonia”. La colonizzazione di popolamento si distingue dalla colonizzazione di sfruttamento perché i nuovi arrivati puntano a insediarsi stabilmente nel nuovo territorio. Quelli che si prospettano nel medio periodo, se il flusso non verrà invertito, sono numeri che rendono del tutto risibile qualsiasi richiamo a una possibile “integrazione”. Del resto la convivenza tra colonizzatori e colonizzati può essere pacifica, sottolinea l’evoluzionista Jared Diamond, solo nei rari casi in cui le due popolazioni poggiano su due differenti economie. E’ il caso del Congo, dove pigmei e congolesi sono rispettivamente cacciatori-raccoglitori, e agricoltori. Non è certo il caso della colonizzazione dell’Italia e dell’Europa.
Come intende rispondere l’Italia a questa emergenza? In realtà, lo stesso Viminale ammette che i centri d’accoglienza sono ormai pieni e si dovrà passare ad utilizzare le caserme dismesse quali centri temporanei. Successivamente, avrà luogo lo spostamento nelle varie città italiane.uno smistamento che, a detta del presidente della regione Lombardia Maroni, viene lasciato alla responsabilità dei prefetti, ai quali viene comunicato che gli immigrati sono stati ‘caricati’ su un treno e che arriveranno entro poche ore in questa o quella regione. A quel punto, che si arrangino le istituzioni locali.
“Si tratta – ha detto il governatore lombardo – di una situazione caotica, che non è gestita. Per questo lancio l’allarme. Il governo deve darsi una mossa, mettendo in campo risorse e strutture. Cosa che, purtroppo, ad oggi, non sta facendo. L’esecutivo, almeno riguardo a questo problema in particolare, sta chiudendo gli occhi, chiede l’aiuto dell’Europa e poi scarica il problema sulle regioni, sui prefetti e sui sindaci”.
“Inoltre – ha proseguito Maroni – un conto sono i profughi, ma una persona acquisisce questo status alla fine di un percorso, dopo che ha presentato una domanda che viene vagliata e accolta da una commissione in base a requisiti precisi, altrimenti è un clandestino, che deve essere tenuto in un centro di identificazione ed espulsione, cosa che purtroppo non avviene.”
Il recente caso di Castel Volturno la dice peraltro lunga su quanto indolore sia questo percorso di “accoglienza”. Eppure, lo stesso Ministero degli Interni si affretta a precisare che il 90% di chi arriva “ha diritto a qualche forma di protezione”. Quale miglior modo per far diminuire i clandestini che trasformarli tutti in profughi?
Cristiano Coccanari
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