Il ventaglio della politiche possibili sull’immigrazione è ovviamente molto vasto, ma in ultima istanza le opzioni si riducono a due.
Da una parte c’è chi ritiene che la sistematica deportazione di milioni di disperati verso le nostre coste faccia parte di un vero e proprio sistema per uccidere i popoli, uno schiavismo indegno e cinico, un meccanismo etnocida che sradica tutte le parti in causa, tanto quella ospite che quella ospitante. Chi parte da questo presupposto non può che pensare al modo per favorire sviluppo e sovranità nei luoghi di partenza degli immigrati, ad accordi bilaterali per fermare l’esodo e istituire un umano sistema di filtraggio, ai sistemi per disincentivare culturalmente, socialmente e penalmente il fenomeno. Questa è l’unica visione di giustizia, anche se suona più sgradevole a certe orecchie abituate alla lingua ovattata dietro cui si celano i negrieri. Stante questi paletti di massima, si può poi discutere su norme e leggi.
L’altra proposta che incredibilmente sta trovando sempre più consensi è quella di sottrarre, sì, gli immigrati alle carrette del mare, ma per trascinarli qui con viaggi sicuri, monitorati, presumibilmente organizzati e pagati da noi, per poi gestire queste persone (che, con un sistema del genere, sarebbero 100 volte tanto) a seconda dei desiderata individuali, aiutandoli a raggiungere le mete agognate. Il che può essere chiamato “corridoio umanitario” o in mille altri modi edulcoranti, ma significherebbe semplicemente rinunciare all’idea stessa di frontiera, quindi di Stato, quindi di civiltà. Puerile e ingenuo è anche l’auspicio di poter distinguere, in questa massa, i veri rifugiati in fuga da guerre e oppressione da chi, semplicemente, viene qui in cerca di fortuna. E perché farlo, poi? Una volta equiparati gli uomini a merci, e quindi una volta che sia esteso loro il dogma liberista del laissez faire, laissez passer, ogni limite non può che sembrare arbitrario.
Che questa utopia no border valichi i limiti delle conventicole anarchiche e divenga addirittura una seria proposta di legge è a dir poco inquietante. Chi se ne fa portatore è peggiore degli scafisti, più abietto degli schiavisti. Chi uccide un popolo uccide tutti i popoli. Chi specula politicamente e ideologicamente sulla tragedia di Lampedusa è il vero responsabile di quel dramma stesso.