Passando per Forte dei Marmi, nota località balneare della Versilia, nei mesi dell’estate appena conclusa si aveva già le netta sensazione che qualcosa fosse cambiato. Chiuse antiche macellerie e Caffè del centro, al loro posto grandi firme e negozi di boutique d’alta moda. Botteghe artigiane, forni, alimentari e fruttivendoli costretti a chiudere e a vendere i locali in favore di multinazionali dell’abbigliamento e di agenzie immobiliari che mettono in bella mostra cartelli in cirillico: appartamenti e ville che vengono acquistati da magnati russi e residenti che fuggono per gli eccessivi costi degli affitti rivisti ad ogni scadenza in netto rialzo.
Questo è uno dei tanti fotogrammi di un’Italia orfana, depauperata e che fatica a mantenere in vita le proprie specificità e le tradizioni legate alle nostre località. A conferma di questo, Il Sole 24 Ore di oggi riporta una notizia nella quale si evidenzia, tra le altre cose, come l’isola Budelli, al largo dell’arcipelago della Maddalena, sia finita all’asta e aggiudicata da un miliardario neozelandese per 2,94 milioni di euro. Vicende simili hanno permesso a magnati moscoviti, statunitensi e investitori arabi di potersi aggiudicare residenze di lusso e veri e propri tesori immobiliari nostrani.
Per poco più di 2,5 milioni di euro un altro russo è riuscito a mettere le mani, nello scorsa primavera, su una villa cinquecentesca ex Benassai ed ex Savino situata in località Piletra a S. Michele di Moriano in provincia di Lucca. Ma anche la villa di Carlo De Benedetti adagiata sulla scogliera di Capo Capaccia a Romazzino (Costa Smeralda), oggi parla russo acquistata per la ragguardevole cifra di 110 milioni di euro. Ad uno statunitense è finita invece Villa Tre Ville, ex residenza di Franco Zeffirelli, a Positano, trasformata in un hotel di estremo lusso. Sempre in Costa Smeralda lo scorso anno è approdato Hamad bin Kalifa al-Thani, uno degli uomini più ricchi del pianeta, che attraverso il fondo sovrano del Qatar ha messo nel carrello ville e hotel a 5 stelle.
Forse non siamo ancora nelle condizioni di dover vendere il Colosseo o la valle dei Templi di Agrigento per poter accedere ai prestiti europei come aveva preteso la Finlandia nei confronti della Grecia chiedendo a garanzia il Partenone e le isole elleniche, ma lo scalpore che destano queste notizie accompagnate dal passaggio di proprietà di molte griffe italiane vendute agli stranieri, e dalla totale ignavia del governo di fronte anche all’assalto dato alla nostre aziende strategiche – si pensi alla recente vicenda Telecom per citare un esempio – sono più che un campanello d’allarme. L’Italia senza un netto cambio di cultura politica ed economica rischia di divenire periferia del mondo nell’arco del breve periodo.
Giuseppe Maneggio