Roma, 15 nov – Abbiamo sbagliato. La politica estera europea, a guida franco-americana, ci ha condotto alle stragi delle ultime settimane. Russi, libanesi e francesi sono stati massacrati da vigliacchi terroristi dell’Isis, la nuova multinazionale del terrore che qualcuno (Hollande in testa), pensava di poter usare contro il “tiranno” Assad. E’ chiaro a tutti, ormai, che quanto è stato fatto sino ad oggi ha permesso ad un gruppo di comuni delinquenti di diventare un’organizzazione capace di uccidere centinaia di persone e di terrorizzare un intero continente. La guerra, ora, l’abbiamo nelle nostre strade e con questa nuova situazione dobbiamo subito iniziare a fare i conti. La guerra non si vince con la retorica del pacifismo, del buonismo esasperato e delle banalità. La guerra si vince con razionalità, coraggio, calcolo e con un cambio radicale di mentalità. A scuola, al lavoro, nei bar e nelle piazze bisogna indossare gli elmetti, perchè ogni luogo oggi è trincea, perchè il nemico più pericoloso oggi siamo noi stessi: siamo disarmati, rammolliti e contagiati da un “pensiero debole” che ci sta conducendo nel baratro.
Oltre alle frasi di circostanza, nessuno dei leader politici che sono intervenuti sulla vicenda ha avuto il coraggio di ammettere che l’Europa ha commesso dei gravissimi errori e che da subito bisogna correre ai ripari. Nessuno ha detto con chiarezza che cercare di abbattere Assad aiutando i fondamentalisti islamici è stato un errore epocale, che ci costringerà ad anni di guerra. Nessuno ha criticato la folle idea di ostacolare in tutti i modi la Russia di Putin e l’Iran sciita nella lotta contro il fondamentalismo. Obama, Hollande e Cameron non hanno detto che, oggi, è necessario sostenere la Siria nella sua lotta contro l’Isis, e che è ora di mettere da parte le recenti ostilità con la Russia per sradicare il cancro del fondamentalismo sunnita. Al momento non si registra alcun deciso passo indietro da parte delle cancellerie europee che con la loro ignavia, quando non era vera e propria connivenza, non hanno mosso un dito contro le stragi di Damasco e Aleppo. Nessuno ha il coraggio di dire che in Siria non esiste nessuna opposizione moderata e che chi oggi è contro Assad è un alleato del terrore. Le morti di Parigi sono un duro risveglio per chi fino a giovedì sera continuava a descrivere Assad come un mostro e a riempirsi la bocca di democrazia.
Ora è il momento di un cambio deciso di rotta, e forse qualcosa, finalmente si muove. A Vienna le diplomazie di Russia, Usa, Francia e Inghilterra stanno studiando una soluzione per la crisi in Siria. Le parti sarebbero giunte ad un accordo di massima che prevede un cessate il fuoco e ad una tregua tra l’Esercito siriano di Assad e le milizie armate dall’occidente, al fine di concentrare tutti gli sforzi contro il Daesh di Al Bagdadi e il fronte quedista Al Nusra. Il nodo spinoso del futuro di Assad, invece, rimane irrisolto. Forse si è preso coscienza che prima bisogna spezzare l’Isis e per farlo serve l’impegno di tutti. Il ministro degli esteri russo Lavrov ha dichiarato che il futuro di Assad dipende dai siriani:devono essere loro – una volta che l’Isis sarà distrutto – a scegliere, senza influenze esterne da parte degli Usa e dell’Europa, che fare. L’accordo prevede, infatti, un governo di unità nazionale in Siria guidato da Assad e nuove elezioni tra un anno e mezzo. Gli Usa vorrebbero che Assad non si ripresenti e che, magari, possa anche essere processato per suoi presunti crimini (mai provati). La conferenza di Vienna sembra confermare, in ogni caso, che sino ad oggi l’Europa ha sbagliato la propria politica estera e qualcuno, forse, dovrebbe anche assumersi la responsabilità degli errori commessi.
Federico Depetris