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Coronavirus, l’allarme dei pediatri: esiste correlazione con la sindrome di Kawasaki nei bimbi?

by Cristina Gauri
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Roma, 29 apr – C’è un legame tra la sindrome di Kawasaki, una malattia infiammatoria dei vasi sanguigni (vasculite) che colpisce i bambini in tenera età, e l’infezione da coronavirus? E’ quanto si stanno chiedendo i pediatri di mezza Europa. Bergamo, Genova, Lisbona, Londra: sta arrivando da ovunque la nuova allerta medica che vede un elevato numero di bambini arrivare nei pronto soccorso colpiti dalla rara sindrome e al contempo presentando sierologia da Covid-19.  

Allarme europeo

Era il 21 marzo scorso quando il dottor Matteo Ciuffreda, cardiologo pediatrico all’ospedale Giovanni XXIII di Bergamo aveva diagnosticato per la prima volta la Kawasaki a un bambino. Da quel giorno i malati sono diventati 20. «Negli ultimi due mesi – aggiunge Lucio Verdoni, reumatologo pediatra del Papa Giovanni intervistato dal Corriere – ci siamo accorti che giungevano al pronto soccorso pediatrico diversi bambini che presentavano una malattia nota come Malattia di Kawasaki. In un mese il numero dei casi ha eguagliato quelli visti nei tre anni precedenti».

Sono invece 5 i bambini, affetti dalla stessa malattia, arrivati nelle ultime 4 settimane al Gaslini di Genova e in cura presso il professor Angelo Ravelli, pediatra e segretario del gruppo di studio di Reumatologia della Società italiana di pediatria. In tutto lo scorso anno se ne erano registrati nove. Ai pediatri italiani fanno eco quelli inglesi, che segnalano sindromi infiammatorie riscontrate nei bambini ricoverati per Covid-19. Stessa situazione in Spagna e in Portogallo.

Una correlazione con il Covid-19?

«Abbiamo avviato una fase di monitoraggio – annuncia spiega Alberto Villani, presidente della Società italiana di pediatria – e abbiamo cominciato a raccogliere, da qualche settimana, una serie di dati, che indicano la presenza della malattia di Kawasaki in alcune aree del paese, in particolare in Lombardia, Piemonte e Liguria». Se è vero che solo una piccola percentuale di bambini infettati da SarsCov2 sviluppa la malattia di Kawasaki, meno dell’1%, è anche vero che i casi di tale malattia infiammatoria si sono moltiplicati esponenzialmente. I medici avvertono che «in previsione dell’imminente apertura alla Fase 2, è importante tenere presente tutte le conseguenze che questo virus insidioso può causare, sia nella fascia di età adulta che in quella pediatrica».

La malattia

La Kawasaki, che prende il nome dal suo scopritore, è una malattia infiammatoria che si sviluppa a livello delle arterie di piccolo e medio calibro e si presenta in neonati e bambini sotto gli otto anni. La causa è sconosciuta. I sintomi sono febbre, congiuntivite, arrossamento delle labbra e della mucosa orale, anomalie delle estremità come mani e piedi, eruzioni cutanee. Nelle sue manifestazioni più preoccupanti, l’infiammazione interessa le arterie del cuore. «È un’infiammazione che può interessare le coronarie e può condurre anche all’angina in età pediatrica. Si presenta con febbre alta, non batterica, verosimilmente scatenata da virus che innescano una infiammazione che poi riguarda le arterie», puntualizza il dottor Ciuffreda. Molto rara in Italia, questa vasculite risulta più frequente in Estremo Oriente, probabilmente per la presenza di alcuni virus epidemici in grado di attivare la sindrome.

«Qui nella Bergamasca – spiega Ciuffreda – la media è di una decina scarsa di queste sindromi in un anno. Di questa decina annua, solo 2-3 con infiammazioni gravi. Ora però, in poco più di un mese all’ospedale di Bergamo hanno raggiunto i 20 casi. Tutti con sindromi infiammatorie gravi ma finora per fortuna tutti completamente ristabiliti dopo una media di quattro-cinque giorni di terapia standard». Un dato interessante: alcuni dei piccoli pazienti sono risultati positivi al coronavirus, ma tutti provenivano da famiglie con casi positivi di Covid-19.

Avviso ai pediatri

Una situazione che richiede controllo e monitoraggio, soprattutto in vista della fase 2. Proprio per questo è stata inoltrata, a tutti i pediatri italiani, una missiva in cui si raccomanda vigilanza dei casi di Kawasaki. «Non è chiaro – si legge nel documento – se il virus Sars Cov-2 sia direttamente coinvolto nello sviluppo di questi casi di malattia di Kawasaki o se le forme che si stanno osservando rappresentino una patologia sistemica con caratteristiche simili a quelle della malattia di Kawasaki, ma secondaria all’infezione. Ciò nonostante, l’elevata incidenza di queste forme in zone ad alta endemia di infezione da Sars Cov2 e l’associazione con la positività dei tamponi o della sierologia, suggerisce che l’associazione non sia casuale».

Il primo caso bergamasco

Ciuffreda ricorda il primo caso, risalente al 21 marzo scorso. «Ero di guardia — racconta il medico — ed è arrivato questo bambino di 9 anni dalla zona di Esine con miocardite (infiammazione al cuore, ndr), febbre molto alta e ipossia. Veniva da una zona endemica Covid, anche se aveva tampone negativo, e dall’ecografia abbiamo riscontrato l’ingrossamento di una coronaria. Le condizioni del bimbo erano preoccupanti. Aveva un’infiammazione violentissima multiorgano, erano interessati gravemente sia il cuore che i polmoni. Ma sorprendentemente nel giro di pochi giorni si è completamente ristabilito, con la terapia standard». Da quel momento, altri 20 bambini sono arrivati con sintomi di base identici – una sindrome infiammatoria molto aggressiva – tutti risolti in pochi giorni, mentre solitamente il decorso è più lento.

La conclusione dei pediatri orobici è che in provincia di Bergamo vi potrebbe essere un cluster di Kawasaki «e lo abbiamo registrato da quattro settimane in qua, cioè a partire dal momento più acuto dell’epidemia Covid in questa zona. Se venisse accertata la correlazione con questo grave disturbo pediatrico, si dovrebbe allargare ai bambini lo studio di misure di protezione per una nuova categoria a rischio».

Cristina Gauri

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