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Il coronavirus spacca l’Italia in due: ecco cosa ci dicono i dati sulla mortalità

by Eugenio Palazzini
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Roma, 4 mag – I dati Istat sulla mortalità ci consegnano un’Italia letteralmente spaccata in due. Se guardiamo ai numeri dei decessi di marzo 2020 e li confrontiamo con quelli di marzo 2015/2019, scopriamo che purtroppo è stato registrato un aumento generale del 49,4%. Una percentuale di per sé drammatica e schiacciante, perché testimonia il forte impatto del coronavirus. Nel rapporto Istat, redatto in collaborazione con l’Istituto Superiore di Sanità, si prende in considerazione un campione piuttosto consistente di comuni: 6.866 comuni (ovvero l’87% dei complessivi 7.904). Per l’esattezza il report valuta il periodo che va dal 20 febbraio, con il primo decesso imputato al coronavirus dal Sistema di Sorveglianza Integrata, al 31 marzo scorso.

Ebbene stando a questa finestra temporale le vittime in Italia sono passate da 65.592 (media riferita al periodo 2015-2019) a 90.946 nell’anno in corso. Dunque si riscontrano 25.354 morti in più, ma di questi circa la metà (il 54%) è costituito dalle vittime del coronavirus, pari a 13.710.  Altrettanto significativo il dato relativo al genere: il 32% ha coinvolto quello femminile. La letalità per coronavirus è nettamente più alta in persone di sesso maschile in tutte le fasce di età, a parte la fascia che va dagli 0 ai 19 anni.

Più morti solo al Nord? 

Ma i numeri del report ci dicono anche altro. E’ soprattutto interessante notare le differenze tra province e macro-aree italiane. La gran parte dei decessi si registra difatti nelle province dove il coronavirus è maggiormente diffuso: 89%, nelle zone a diffusione media l’8% e in quelle a diffusione considerata bassa il 3%. “Nelle Regioni del Sud e nelle isole – spiegano Istati e Iss – la diffusione delle infezioni è stata molto contenuta, in quelle del Centro, è stata mediamente più elevata rispetto al Mezzogiorno mentre in quelle del Nord la circolazione del virus è stata molto elevata”.

Quali sono le province più colpite in assoluto? Nel mese di marzo 2020, rispetto al marzo degli anni dal 2015 al 2019, l’incremento più impressionante si registra a Bergamo (568%), seguita da Cremona (391%), Lodi (371%), Brescia (291%), Piacenza (264%), Parma (208%), Lecco (174%), Pavia (133%), Mantova (122%), Pesaro e Urbino (120%). In generale secondo i dati forniti dall’Istat il virus ha colpito in particolare 38 province, tutte del Nord a parte quella di Pesaro-Urbino. Quindi il 91% dell’eccesso di mortalità si concentra nelle aree ad alta diffusione dell’epidemia.

In molte aree meno colpite dal coronavirus, ovvero quasi tutto il Centrosud, i dati ci dicono tutt’altro. Ovvero si registrano meno morti rispetto al periodo 2015/2019 in 34 province del Centro e del Sud: -1,8% rispetto alla media del quinquennio precedente. Particolarmente emblematico a riguardo è il dato di Roma, che a marzo 2020 ha fatto segnare un -9,4% rispetto alla mortalità media del periodo 2015/2019.

Eugenio Palazzini

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