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Coronavirus, la denuncia dei tassisti: “Uber strumentalizza la solidarietà”

by La Redazione
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Uber, tassisti

Roma, 8 apr – I tassisti romani hanno organizzato volontariamente un servizio di trasporto gratuito di medici e infermieri dell’ospedale Spallanzani, in modo da permettergli di arrivare in sicurezza e velocità al proprio posto di lavoro. Un encomiabile atto di solidarietà tra lavoratori del servizio pubblico che ha riscosso il plauso di molti, un messaggio positivo in questo momento negativo. Qualche giorno fa però, vedendo questa iniziativa, la multinazionale Uber ha cercato di inserirsi. A Roma ci sono numerosi ospedali ai quali avrebbero potuto offrire i propri servizi, tuttavia gli emissari italiani dalla società si sono rivolti alla Regione Lazio, pretendendo di essere collocati proprio in quello già aiutato in modo soddisfacente dai tassisti.

La giunta Zingaretti, anziché imporre una funzionale redistribuzione, ha accolto la richiesta di Uber. Questa mossa, più che nel solco della solidarietà, pare inserirsi in quello della concorrenza più predatoria. I sindacati taxi, giustamente arrabbiati, non hanno tardato ad esprimere il proprio rammarico: “I tassisti romani non hanno mai avuto alcun problema a svolgere questo servizio gratuito con i noleggiatori, tanto che nelle passate giornate sono stati presenti presso lo Spallanzani diversi operatori con autorizzazioni rilasciate dal comune Roma – si legge nella nota dei tassisti – ma con chi moltiplicava le proprie tariffe mentre scoppiava la tragedia del Bataclan, non vogliono avere nulla a che fare”.

Strumentale ricerca di visibilità

“Dispiace dunque constatare come una lodevole iniziativa di solidarietà – prosegue la nota – nata in modo spontaneo da chi da sempre svolge con passione e rigore un servizio pubblico in favore della collettività, con controlli, regole e prescrizioni precise, sia oggi strumentalizzata per meri motivi pubblicitari, da chi di regole e controlli se ne è sempre infischiato“. Per i sindacati si tratta di una “strumentale ricerca di visibilità con la collocazione in una zona periferica della città di inutili biciclette, sistemate forse per offrire una pedalata ad un personale medico spossato da durissime turnazioni di lavoro. Confondere un servizio svolto dai tassisti in forma totalmente gratuita, con quello fatto da un’organizzazione che può contare sulle enormi risorse economiche di Goldman Sachs e Black Rock è per noi inaccettabile. La nostra presenza diventa dunque incompatibile con quella di chi nel corso del tempo ha fatto anche dell’arroganza una propria bandiera d’azione, infischiandosene delle leggi e delle regole del settore, in tutti i luoghi del mondo in cui ha agito e continua ad agire, incentivando comportamenti spesso abusivi tra le fila di operatori arruolati”. ”

Quindi, secondo i sindacati dei tassisti, “quanto sta accadendo in questo specifico frangente nonostante l’emergenza dettata dalla diffusione del Covid 19 e l’enorme difficoltà del sistema sanitario pubblico nell’affrontarla, poiché demolito negli ultimi decenni da tagli indiscriminati e riduzioni di personale, dimostra ancora una volta come da parte di una certa classe politica, persista la volontà di attaccare e smantellare tutto ciò che rappresentano i servizi pubblici nel Paese, per ricondurli a mere logiche di mercato: e la guida politica della Regione Lazio, sicuramente non è immune a questo virus. Ringraziamo la Direzione Sanitaria e tutto il personale dell’ospedale Spallanzani che in questi difficili giorni, ha permesso ai nostri colleghi di condividere un’esperienza umana che porteranno a lungo nei loro cuori”.

Gli “strani” rapporti tra Uber e renziani

Una politica seria, attenta alle esigenze del territorio e sensibile rispetto al momento che stiamo vivendo, non avrebbe accondisceso alle richieste della multinazionale, non è certo questo il contesto in cui ragionare in senso concorrenziale. Alla guida del Lazio però c’è il Pd, ovvero il Partito che con Uber ha più volte avuto rapporti non proprio trasparenti. Durante il governo Renzi furono pizzicati a Roma alcuni pezzi grossi di Uber in situazioni estremamente confidenziali con esponenti del Partito Democratico e di Scelta Civica, cene al ristorante dove si rideva e si scherzava. Dopo di che furono scoperti alcuni incontri segreti nella sede del Pd con i capi mondiali della multinazionale, come ad esempio David Plouff, già spin doctor di Obama nella sua campagna elettorale. Il tutto in un periodo in cui la ex Senatrice Lanzillotta presentava nottetempo un emendamento volto a deregolamentare il settore. Provvedimento ovviamente auspicato dalla multinazionale e dai suoi più importanti finanziatori, tra i quali figura anche il colosso della finanza J.P. Morgan, presso il quale, sarà un caso, l’esponente del Pd aveva avuto un trascorso da consulente.

Così come sicuramente sarà un caso, forse, che l’attuale responsabile delle relazioni istituzionali di Uber sia Gabriele De Giorgi, già impegnato nel sostegno a Matteo Renzi nella campagna per le primarie e successivamente segretario particolare di Domenico Manzione, sottosegretario dei governi Letta e Renzi. Gabriele De Giorgi, dunque, nel 2018 da uomo del Pd entra in Uber, proprio con l’incarico di interfacciarsi con la pubblica amministrazione, cosa in cui è impegnato a tutt’oggi. Una situazione che mette a dura prova l’articolo 97 della Costituzione, il quale recita: “I pubblici uffici sono organizzati secondo disposizioni di legge, in modo che siano assicurati il buon andamento e l’imparzialità dell’amministrazione”.

Saverio Di Giulio

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Sergio Pacillo 9 Aprile 2020 - 8:37

Ma quante sottigliezze !

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