Roma, 2 apr – Plasmaterapia per sconfiggere il coronavirus. Una sperimentazione che potrebbe portare a straordinari risultati iniziata al Policlinico di Pavia, dove alcuni malati hanno già ricevuto il plasma da altri pazienti già guariti. Questi ultimi hanno sviluppato gli anticorpi e dunque potrebbero aiutare nel processo di guarigione le persone attualmente positive. Si tratta di un protocollo predisposto dal servizio di immunoematologia e medicina trasfusionale del San Matteo, che ha visto la collaborazione anche di altre strutture come l’Ats di Mantova.

Due medici guariti i primi donatori

Stando a quanto riportato da l’Ansa, i primi guariti a donare il plasma sono stati due medici (marito e moglie) di Pieve Porto Morone, in provincia di Pavia. Sono tra l’altro i primi due casi di contagio da coronavirus nella provincia lombarda. Primo tentativo dunque, ma l’idea utilizzare il plasma del sangue dei guariti per curare chi è ammalato, era già in fase di sperimentazione negli ospedali di Mantova e della stessa Pavia. “Si chiamano anticorpi neutralizzanti, si legano all’agente patogeno e lo marcano” aveva spiegato due giorni fa a Repubblica il dottor Massimo Franchini, ematologo e primario del centro trasfusioni dell’ospedale Poma di Mantova. “I tempi sono stati velocissimi – aveva precisato Franchini – abbiamo elaborato in una settimana un protocollo che avrebbe richiesto tre mesi”.

La sperimentazione a Wuhan

Dunque, il momento giusto per immettere il plasma “è a uno stadio preciso della malattia”, cioè quando “si hanno già delle manifestazioni gravi, come la scarsa ossigenazione, si è sottoposti a ventilazione assistita con casco C-pap, ma non si è ancora intubati”. Lo scorso 21 marzo, intervistato dal Corriere della Sera, anche il dottor Lu Ming di Wuhan – a capo della delegazione di medici cinesi arrivati in Italia per supportare il Policnico San Matteo di Pavia – aveva accennato ai benefici del plasma dei guariti per curare i malati. “Dopo un’iniziale sperimentazione su dieci pazienti, abbiamo trattato oltre mille malati con risultati soddisfacenti in soggetti con forme gravi di infezione e a fronte di effetti collaterali legati all’infusione trascurabili”. Secondo il medico cinese “si vedono dei risultati positivi a distanza di 24-48 ore”.

Alessandro Della Guglia

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