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Coronavirus, ricercatori inglesi avvertono: “In Cina nuovo picco ad agosto”

by Ilaria Paoletti
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Studio inglese: "In Cina nuovo picco coronavirus a agosto"

Londra, 26 mar – L’idea di ridurre in maniera poco graduale le misure atte a evitare il contagio tra cittadini che anima la Cina potrebbe, in realtà, rivelarsi terribilmente controproducente. Lo sostiene una ricerca pubblicata sulla rivista scientifica The Lancet.

Il problema del servizio sanitario cinese

Secondo tale ricerca condotta dagli studiosi della London School of Hygiene and Tropical Medicine: la revoca delle restrizioni per il coronavirus prevista a fine marzo in Cina potrebbe portare a un’impennata di casi, raggiungendo, secondo tali calcoli, addirittura un nuovo picco ad agosto. Mantenere invece le restrizioni attive almeno fino ad aprire permetterebbe di rallentare una seconda ondata di infezioni, rimandando questa eventualità ad ottobre. Sembra magari una differenza di poco, ma va considerato che il servizio sanitario cinese è ancora sottoposto a dura prova dalla prima ondata di coronavirus, e concedere un po’ di “requie” a tali strutture è molto importante.

Vale solo per la Cina, o no?

La London School of Hygiene ha usato per questa ricerca dei modelli non applicabili a nazioni che non siano la Cina. Tuttavia, secondo quanto riporta il The Lancet, la progressione dei contagi può essere in realtà adattata anche ad altre nazioni. In breve, secondo questa ricerca non c’è una via “rapida” per tornare alla vita sociale come un tempo la intendevamo e vale anche per l’Italia. Tutte le restrizioni e i blocchi andranno tolti in maniera lenta e progressiva.

“Non eliminare misure prematuramente”

Uno degli autori, Yang Lu, dichiara: “Le misure di distanziamento fisico sono molto utili e dobbiamo regolare attentamente il loro allentamento per evitare successive ondate di infezione, quando i lavoratori e gli studenti torneranno alla loro normale routine”. “Se quelle ondate arriveranno troppo rapidamente, infatti, questo potrebbe sopraffare i sistemi sanitari”. Kiesha Prem, che è invece l’autore principale dello studio della London School of Hygiene, sostiene: “Le misure senza precedenti messe in atto dalla città di Wuhan per ridurre i contatti sociali a scuola e sul posto di lavoro hanno contribuito a controllare l’epidemia. Tuttavia, la città deve ora fare molta attenzione per evitare di eliminare prematuramente le misure di allontanamento fisico, perché questo potrebbe portare a un secondo picco. Ma se si allentano gradualmente le restrizioni, è probabile che questo ritardi e appiattisca tale picco“.

Ilaria Paoletti

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4 comments

Sergio Pacillo 26 Marzo 2020 - 6:13

Ma, visto che stiamo in guerra, non si potrebbe raggiungere un accordo con lo stato maggiore dell’esercito del popolo dei virus.
Per esempio uno scambio di prigionieri.

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leandro 27 Marzo 2020 - 8:52

Tutto e’ partito dai cinesi ed e giusto che scompaiano .Una cosa e’ sicura … i loro ristoranti in italia hanno chiuso! e chi ci andra’ mai piu’ per almeno i prossimi 40 anni.

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luca 2 Aprile 2020 - 1:02

sono in perfetto accordo con te

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luca 2 Aprile 2020 - 1:25

Questa maledetta globalizzazione rende impermeabili i confini della nostra nazione a questi trafficoni
eventualmentei infetti ed incuranti di qualsiasi regola

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