Roma, 12 mar – La Corte di Cassazione ha annullato la condanna a 21 anni che la Corte d’Appello di Torino aveva inflitto a Ilir Beti, l’impresario edile albanese che nella notte del 13 agosto 2011, dopo essere stato cacciato da un locale pubblico, guidò, in compagnia di una ragazza addormentata, ubriaco e in contromano per chilometri sull’Autosrada A26 fino a scontrarsi frontalmente, all’altezza di Ovada, in Piemonte, con l’auto di cinque giovani francesi in vacanza. Tre morirono sul colpo, Julien Jean Raymond, 26 anni, Vincent Lorin, 22, Audrey Reynard, 24, e la quarta, Elsa Desliens, 22, qualche ora dopo in ospedale. Un altro giovane rimase seriamente ferito.
Ora, c’è chi invoca il reato di omicidio stradale, ma se guidi un Suv completamente ubriaco, contromano lungo 30 km di autostrada con l’espresso scopo di dimostrare la tua abilità al volante, ti scontri con un’auto e muoiono quattro giovani, forse non c’è nemmeno bisogno di una nuova specifica fattispecie di reato. Probabilmente l’omicidio volontario sarebbe sufficiente.
Ebbene, per quella strage Beti fu condannato a 21 anni e 4 mesi di carcere proprio per omicidio volontario con dolo eventuale: condanna eccezionale ed esemplare per un incidente stradale, confermata poi in appello a Torino. I suoi avvocati, Mario e Giulia Boccassi, hanno sempre sostenuto che a Beti poteva essere contestata “la colpa grave, ma non il dolo”. E per la Suprema Corte avevano ragione loro, ordinando l’annullamento del verdetto d’appello e disponendo il rinvio in Corte d’Assise d’appello, dove si terrà un nuovo processo in cui verrà contestato soltanto l’omicidio colposo e non più doloso.
Del resto, i giudici di appello si erano pronunciati contro la procura generale, che – come gli avvocati della difesa – riteneva si trattasse di omicidio colposo e, rappresentata dal procuratore generale Francesco Fassio, aveva proposto una riduzione della pena, già comminata in primo grado, a 13 anni e 4 mesi, cioè la pena massima prevista per omicidio colposo plurimo aggravato dalla “colpa cosciente” – 20 anni – ridotta di un terzo per lo sconto previsto dal rito abbreviato.
Che gli albanesi al volante ammazzino non è un luogo comune: primi, finora unici e non smentiti, abbiamo dimostrato, dopo una ricerca non facile né breve, che gli stranieri residenti in Italia provocano 500 morti e 51 mila feriti all’anno sulle strade, dei quali oltre 200 vittime e 30 mila feriti (nonché 1,8 miliardi di euro di costi sociali) sarebbero evitabili se soltanto gli immigrati avessero la stessa disciplina al volante degli Italiani. Tra gli stranieri, poi, proprio albanesi e marocchini detengono con grande distacco sulle altre etnie l’infame record degli incidenti: sette eventi ogni mille persone.
Francesco Meneguzzo
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