La Polizia è intervenuta nella struttura dove, in un primo tempo, sembrava fosse in corso una protesta. Gli agenti, però, hanno scoperto una realtà ben diversa: i tre immigrati avevano chiuso in una stanza il presidente della Global service e un suo collaboratore per riuscire ad avere da loro più soldi di quanto stabilito dalle norme. I tre, infatti, avevano visto la somma in possesso dei due (quantificata in “alcune migliaia di euro”) e li hanno minacciati di «tagliargli la testa» se non avessero dato proprio a loro tre altro denaro. Ovvio l’utilizzo strumentale, da parte degli stranieri stessi, del pregiudizio che li vorrebbe tutti tagliagole dell’Isis. «Se facciamo così paura, perché non approfittarne», devono aver pensato. E così è stato.
Ma non è tutto. Oltre alla minaccia, i tre hanno istigato gli altri ospiti “ad una vera e propria rivolta”. La Polizia è intervenuta con numerosi agenti e ha impedito che la situazione degenerasse: il gestore della struttura, dopo l’intervento della Polizia, ha denunciato le minacce e le richieste che gli erano state rivolte e gli agenti hanno arrestato i tre, per i quali si sta valutando anche l’accusa di sequestro di persona.
Nella Basilicata, come ormai dappertutto in Italia, la situazione è esplosiva. Appena qualche giorno fa, 18 immigrati trasferiti dal Centro di accoglienza di Tito a quello di Chiaromonte, sempre nel potentino, avevano scatenato una violenta rissa con gli ospiti del nuovo centro. Il sindaco di Chiaromonte, Valentina Viola, è giunta fino al punto di al presidente della Commissione parlamentare d’inchiesta sul sistema di accoglienza degli immigrati, Federico Gelli (Pd), per chiedere di “verificare l’operato della prefettura di Potenza in relazione al sistema di accoglienza nel Potentino”.
Roberto Derta
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