Roma, 23 mag — Gli «italiani di seconda generazione» stanno organizzando una nuova giornata di terrore all’insegna dell’inclusione multietnica a Peschiera del Garda, replicando il «successo» delle devastazioni del 2 giugno scorso? Sembrerebbe proprio di sì.

I “nuovi italiani” stanno organizzando una nuova devastazione a Peschiera

Un fiume di video su TikTok confermerebbe i timori delle autorità: «Il 2 giugno tutti a Peschiera», con tanto di musichette magrebine trendy e carrellata di bandiere nordafricane. E’ in atto, dunque la pianificazione del secondo atto del caos che qualche migliaio di stranieri scatenarono l’anno scorso, tra lido Pioppi di Peschiera e il lido Campanello di Castelnuovo del Garda. Al grido «questa è Africa» i giovani immigrati avevano devastato quella che un tempo era rinomata per essere una tranquilla località di villeggiatura. «Siamo venuti a riconquistare Peschiera. Questo è territorio nostro, l’Africa deve venire qui», si leggeva nei video pubblicati su TikTok.

L’attenzione è massima: ieri pomeriggio  la prefettura di Verona ha convocato il Comitato provinciale per l’ordine pubblico e la sicurezza, a cui hanno partecipato anche i sindaci di Peschiera e Castelnuovo. Nel Bresciano i controlli saranno attivati da questo fine settimana, lungo le fermate bresciane della linea ferroviaria Milano-Venezia, e in particolare alle stazioni di Brescia e Desenzano. 

A ferro e fuoco

L’obiettivo è quello di evitare lo scenario da incubo dell’anno scorso. Una guerriglia urbana di dimensioni inaudite innescata da migliaia di giovani immigrati arrivati da tutta la Lombardia — si parla di almeno 2500 persone. Atti di vandalismo, risse, accoltellamenti, famiglie rapinate, terrorizzate e costrette alla fuga, violenze sessuali di gruppo ai danni di ragazzine italiane. Si rese necessario l’intervento della Polizia in tenuta antisommossa, venne aperta un’inchiesta per rissa aggravata e danneggiamenti. Centinaia i giovani identificati. Peschiera a ferro e fuoco, l’ennesimo assaggio del famoso «stile di vita che presto sarà il nostro» preconizzato dalla Boldrini e che ormai fa parte della quotidianità di molti Paesi europei. Era solo questione di tempo prima che anche il BelPaese iniziasse adeguasse alla norma che contraddistingue le banlieue e le no-go zones in stile svedese.

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Classe 1977, nata nella città dei Mille e cresciuta ai piedi della Val Brembana, dell’identità orobica ha preso il meglio e il peggio. Ex musicista elettronica, ha passato metà della sua vita a fare cazzate negli ambienti malsani delle sottoculture, vera scuola di vita da cui è uscita con la consapevolezza che guarire dall’egemonia culturale della sinistra, soprattutto in ambito giovanile, è un dovere morale, e non cessa mai di ricordarlo quando scrive. Ha fatto uscire due dischi cacofonici e prima di diventare giornalista pubblicista è stata social media manager in tempi assai «pionieri» per un noto quotidiano sabaudo. Scrive di tutto quello che la fa arrabbiare, compresi i tic e le idiozie della sua stessa area politica.

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