Roma, 10 dic – E’ boom povertà sanitaria in Italia, l’ennesimo «regalo» dei lunghi mesi di lockdown che hanno massacrato l’economia della Penisola. Un quadro drammatico emerge dai dati contenuti nell’VIII Rapporto Donare per curare – Povertà Sanitaria e Donazione Farmaci, edito da OPSan – Osservatorio sulla povertà sanitaria (organo di ricerca di Banco farmaceutico).
Incubo povertà sanitaria
I dati diffusi dal rapporto provengono dalle rilevazioni effettuate presso 1.859 enti assistenziali convenzionati con il Banco, ed elaborati da OPSan. A causa della crisi economica provocata dalle restrizioni, almeno 173.000 poveri sono stati tagliati fuori dal circuito degli enti di assistenza visto l’eccessivo numero di domande pervenute. Nel 2020, 434.000 persone in stato di indigenza non sono state in grado di acquistare i medicinali di cui necessitavano. La domanda di medicinali da parte degli enti assistenziali riguarda principalmente farmaci per il tratto alimentare, per il sistema nervoso, per le malattie metaboliche, per il sistema muscolo-scheletrico e per l’apparato respiratorio.
Budget mensili da terzo mondo
Si parla di povertà sanitaria quando un cittadino ha una capacità di spesa individuale mensile per le cure mediche di 10,15 o meno, a fronte dei 65 euro spesi mediamente da chi non si trova in stato di indigenza. Per quanto riguarda i medicinali, si parla di 6,38 euro mensili per i poveri mentre per chi vive sopra la fascia di povertà la spesa ammonta a circa 28,18 euro. Non solo: gli indigenti spendono il 63% del loro budget sanitario mensile per acquistare farmaci da banco destinando così 3,77 euro alle altre cure necessarie – ad esempio gli screening preventivi.
Lo stato di povertà sanitaria non riguarda solo gli indigenti: 7 milioni 867 mila persone non povere (3 milioni 564 mila famiglie), nel corso del 2019 «hanno dovuto sospendere o limitare almeno una volta la spesa necessaria per visite mediche e accertamenti periodici».
E’ dramma anche per gli enti
Anche gli enti assistenziali vivono il dramma della crisi: lo studio evidenzia come quasi uno su due abbia subito l’impatto della pandemia. Il 40,6% si è visto costretto a limitare la propria azione o sospendere alcuni servizio. Serrande abbassate per il 5,9% degli enti, che ancora non hanno visto la ripresa delle proprie attività. Un’indagine effettuata da OPSan, su un campione di «892 enti assistenziali particolarmente strutturati» (con a carico 312.536 indigenti), ha visto un calo di oltre 173.000 assistiti (pari al 55% del totale).
Cristina Gauri
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