Milano 27 apr – Si potrebbe quasi dire che l’Isis non è una mera “minaccia islamica”, un sedicente stato o un gruppo terroristico. L’ Isis è uno stato d’animo, un’impostazione culturale, la cecità dell’odio. E la bruttura non può fare a meno di odiare il bello, l’arte.
Purtroppo l’Italia, Paese che detiene nel suo territorio il maggior numero di siti Unesco ed una quantità di beni architettonici da record, non è esente da questo scempio. Ce lo ricorda la Boldrini con i suoi deliri sull’Obelisco al Foro Italico ed ora, purtroppo anche il comune di Milano.
La giunta di Pisapia sarebbe infatti andata su tutte le furie alla vista di quella decorazione in marmo, un fascio littorio, riportato alla luce durante i lavori di ristrutturazione della Darsena.
I lavori, inseriti all’interno di un piano di riqualificazione della città per l’Expo 2015, hanno richiesto più di 18 mesi e circa 20 milioni di investimenti e sono terminati con l’inaugurazione di ieri. Presente ovviamente il Sindaco, in pompa-magna, per il taglio del nastro tricolore. Per Pisapia infatti questa inaugurazione “è un regalo doveroso a questa città” e la Darsena “torna al suo splendore prima dell’avvio dell’Esposizione Universale perché sia ammirata e frequentata non solo dai milanesi, ma dai milioni di visitatori che verranno a Milano nei prossimi sei mesi. Riaprire questo luogo vuole dire riaprire una finestra che si era chiusa, e fare entrare aria, gioia, voglia di stare insieme”.
Al coro si aggiunge anche Elisabetta Strada, Capogruppo Consiglio Comunale Milano Civica per Pisapia lodandone la magnificenza.“ Non ci sono altre parole per descrivere la nuova Darsena.” ha affermato Strada definendola “un nuovo spazio da vivere e godere. Fisicamente e con gli occhi. Non sembra di essere neanche in città. Non vedi auto ma solo palazzi riflessi nell’ acqua, papere, barche. Un lungo canale come quelli che abbiamo sempre invidiato alle grandi città sul mare o sui fiumi”.
Curioso, perché se fosse stato per loro quel “nuovo spazio da vivere e godere” sarebbe stato sfregiato. Sarà stata la vicinanza del 25 aprile, sarà stata la loro propensione alla “falce e martello”, ma senza la levata di scudi della Sovrintendenza ai beni culturali, il fascio littorio che si trova su una delle chiuse che delimitavano la Darsena e il Ticinello sarebbe sparito. E poco importa se per alcuni quell’opera risalga al 1928, quella parte di storia va cancellata. A questo punto, che differenza c’è fra loro e chi in Iraq ha barbaramente stuprato siti come Ninive, Assur, Nimrud e Dur Sharrukin? Nessuna.
Messo in sicurezza il fascio sulla Darsena, bisogna ora sperare che la giunta non si accorga dei fasci visibili nella Galleria della Carrozze della Stazione centrale, che non si soffermi sullo “stile” di piazza Diaz o sul Palazzo di Giustizia del Piacentini. Confidiamo inoltre che non decida di dare man forte alla Boldrini, nel sacrosanto timore di un confronto fra i lasciti delle due fiere universali .
Con che coraggio il Sindaco sia riuscito a pronunciare quelle parole non ci è dato saperlo. Quello che conta è che quel pezzo della nostra storia sia ancora li a ricordarci cosa significhi il termine “Fondare” ed “Edificare”.
Cesare Dragandana