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“I gay hanno comportamenti a rischio”: la Asl di La Spezia accusata di “omofobia”

by Cristina Gauri
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asl gay

La Spezia, 11 feb – La Asl di la Spezia nella bufera per aver scritto l’ovvio – e il dimostrabile – nel modulo per la prenotazione del vaccino Covid: cioè, che i gay hanno comportamenti sessuali a rischio. Nel documento pubblicato dal Corriere si legge infatti «persone con comportamenti a rischio: tossicodipendente, soggetto dedito alla prostituzione, omosessuale» inserite tra una 30ina di categorie.

Il fatto ha immediatamente attirato l’attenzione dei consiglieri regionali del Pd Luca Garibaldi e Davide Natale. Ne è seguita l’inevitabile condanna social. «Una discriminazione di cui la Liguria non si può macchiare. Un disservizio è scusabile, mentre una cosa del genere mai: discriminazioni e ignoranza non possono avere posto nelle aziende pubbliche, soprattutto se si parla di salute».

La Asl costretta a scusarsi per l’affronto ai gay

La Asl si è affrettata a inginocchiarsi sui ceci per aver oltraggiato i gay. «Un chiaro errore, lo riconosciamo, che stiamo anche tentando di spiegarci per cui possiamo solo scusarci», si è affrettato ad ammettere il direttore dell’Azienda sanitaria locale 5, Paolo Cavagnaro. Addirittura il governatore della Liguria Giovanni Toti ha annunciato provvedimenti disciplinari. «La Regione Liguria – si legge in una nota – stigmatizza e condanna fermamente quanto accaduto nella Asl5. Si tratta di un episodio inaccettabile e discriminatorio».

La denuncia del consigliere

«Un nostro amico ha chiesto all’Asl5 spezzina un modulo per accedere alla vaccinazione covid-19», racconta il consigliere Sansa. «Nel documento che gli è stato fornito vengono elencate 30 categorie di persone. Tra i soggetti con “comportamenti a rischio”, al punto numero 10, sono stati inseriti anche gli omosessuali insieme a tossicodipendenti e ai “soggetti dediti alla prostituzione”». «Abbiamo cercato di chiedere informazioni all’Asl5», prosegue Sansa. «Dopo 13 telefonate senza risposta finalmente l’ufficio igiene pubblica e vaccinazioni ci ha risposto: “Sì, conosciamo quel foglio, ma l’ha fatto un altro ufficio”. Chiediamo alla Regione, ad Alisa e all’Asl5 come sia stato possibile inserire – senza la benché minima evidenza scientifica – l’essere omosessuali nelle categorie di comportamenti a rischio».

I gay sono categoria a rischio

Interessante come Sansa parli di «benché minima evidenza scientifica» quando bastano 45 secondi netti di ricerca su Google per trovare fiori di autorevolissime fonti. Dall’Iss all’Oms, passando per le più prestigiose riviste e agenzie di divulgazione scientifica, tutte attestano quanto contenuto nel modulo dell’Asl: i gay sono una categoria a rischio, per promiscuità e tipo di rapporti fisici intercorsi. Prendiamo ad esempio l’Epatite: un rapporto dell’Istituto superiore della sanità aggiornato al 30 luglio 2020 spiega come «alcuni focolai epidemici si sono sviluppati, negli ultimi anni, tra soggetti appartenenti a gruppi a rischio, come chi fa uso di droghe per via endovenosa e omosessuali (“man who have sex with men” – MSM)». Anche l’Iss è omofoba? O forse lo è la realtà medica stessa?

Pratiche sessuali traumatiche

Il portale Informedics arriva poi a ribadire l’ovvio, cioè che i rapporti omosessuali sono a rischio perché comportano «attività sessuale traumatica» cioè «con possibile sanguinamento del soggetto infetto». Per carità di patria non ci fate spiegare il perché del sanguinamento, crediamo sia già chiaro a tutti. Il sito prosegue spiegando che «Le pratiche omosessuali rientrano in questa categoria» a rischio Epatite. «La trasmissione eterosessuale è inefficiente, tanto che l’OMS non raccomanda rapporti protetti in coppie monogame a lungo termine. Mentre un rischio di trasmissione maggiore sembrerebbe essere associato all’utilizzo di pratiche omosessuali». Anche l’Oms deve scusarsi per aver insultato i gay?

I gay e l’Aids

Ma sentiamo invece cosa ha da scrivere Quotidiano Sanità, che cita l’allarme lanciato dal rapporto Miles to Go dell’UNAIDS, l’agenzia delle Nazioni Unite che si occupa di AIDS: «Nonostante la riduzione delle nuove infezioni nei Paesi occidentali, gli omosessuali avrebbero ancora una probabilità 28 volte più elevata di contrarre l’HIV rispetto agli eterosessuali». Quanto odio verso i gay. «Secondo l’ultimo aggiornamento, il numero complessivo annuale di nuove infezioni da HIV è sceso dal massimo raggiunto nel 1996, paria a 3,4 milioni, a 1,8 milioni, registrate lo scorso anno. Eppure gli omosessuali continuano a essere più a rischio di contrarre l’HIV insieme a prostitute, tossicodipendenti e transgender». Anche i transgender! Non è che queste Nazioni Unite sono pure un po’ transfobiche?

Cristina Gauri

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1 commento

Fabio Crociato 11 Febbraio 2021 - 6:14

Aggiungerei che a una degenerazione si accoppia spesso un altra e un altra ancora…
L’ autocontrollo in stato deviante è ancora più difficile rispetto al naturale, al normale.
Infatti necessita di maggior controllo medico! O vogliono negare pure questo?!

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