Napoli, 27 ott – Camorra, spaccio di droga e fin coinvolgimento, nel business, di agenti di Polizia. Al termine di una lunga indagine – e dopo un anno dalla richiesta avanzata al giudice per le indagini preliminari – e con questi capi d’accusa finivano dietro le sbarre, all’inizio di questo mese, 16 persone: membri del clan Belforte di Caserta e tre poliziotti accusati di aver chiuso un occhio, oltre ad avere più o meno indirettamente favorito i Belforte rispetto ad altre famiglie.
Nonostante la gravità delle accuse, ieri il tribunale del riesame ha tuttavia disposto la scarcerazione di alcuni dei destinatari delle misure cautelari. Indagini condotte in maniera non irreprensibile, fragilità dell’impianto accusatorio? Nulla di tutto questo. Anzi, se possibile ancora peggio.
“Le ordinanze del pm sono state copiate in toto”, il gip ha riportato “pedissequamente le richieste del pm”, mancando inoltre “una autonoma valutazione degli indizi”. Sono parole pesanti quelle del tribunale del riesame, che sconfessa del tutto l’operato del gip, il quale in sostanza si è limitato a fare copia/incolla rispetto alle richieste di arresto avanzate dal pubblico ministero. Così non dovrebbe essere: “Manca del tutto la valutazione autonoma del compendio cautelare, dal momento che la valutazione riportata è quella del pm che il gip ricopia in toto”, scrive ancora il riesame, con il piglio del professore chiamato a valutare un compito in classe evidentemente copiato.
Risultato? Sette degli arrestati sono già liberi, mentre al vaglio del riesame è la posizione degli altri nove. E’ a questo punto probabile che, visti i motivi che hanno portato all’annullamento, anche per costoro sarà disposta la scarcerazione.
Giuliano Lebelli